Losone, 18 settembre 2013
Nicolas Blancho stamane a
Lugano contro il divieto
antiburqa Come annunciato sul sito (www.izrs.ch) del Consiglio centrale islamico della Svizzera (vedi annuncio in fondo a questo messaggio) , presieduto dal famigerato Nicolas Blancho (uno svizzero di Bienne convertito all’Islam e la cui moglie gira con il velo integrale) stamani a Lugano si terrà una conferenza stampa contro l’iniziativa antiburqa cui prenderanno parte lo stesso Blancho , il presidente della European Muslim League e altri membri della cricca islamista. Gli avversari dell’iniziativa dicevano tutti che l’iniziativa è inutile in quanto il problema in Ticino e in Svizzera non esiste. E allora qualcuno mi può spiegare perché ultimamente gli stessi avversari si sono scatenati con la pubblicazione di vistosi annunci a pagamento sui giornali e perché ora scendono in campo pure i peggiori estremisti islamisti della Svizzera ? Perché tutta questa mobilitazione per un “non problema “ ?
Per chi non sapesse chi è
Nicolas Blancho, cioè
l’alleato dell’area
progressista rosso verde e
del Coordinamento delle
donne di sinistra, ricordo
che nel 2010 egli si era
espresso in TV (Arena) a
favore della lapidazione
delle donne (il suo
antagonista Oskar Freysinger,
come egli stesso mi ha
confermato qualche giorno
fa, gli aveva chiesto in
diretta per 5 volte di
condannare la lapidazione,
ma Blancho rimase muto) e un
paio di giorni dopo aveva
detto sempre in TV che
picchiare le donne
nell’Islam fa parte della
religione
( il settimanale Il Caffè,
nell’edizione del 25 aprile
2010, aveva dedicato una
pagina alla bestialità
pronunciata da Blancho). A seguito di quella frase il PLR aveva depositato il 29 aprile 2010 un’interpellanza urgente a Berna per chiedere al consigliere federale Ueli Maurer una revisione a tappe forzate della Legge federale per il mantenimento della sicurezza interna, così da poter sorvegliare potenziali fondamentalisti e prevenire focolai di estremismo islamico (cfr. Il Giornale del Popolo del 30.4.10) . Non stupisce che un tipo così si schieri contro il divieto del burqa, ma ciò dovrebbe far riflettere invece gli avversari nostrani del divieto che in pratica tengono il sacco a questi estremisti…: non è che per caso abbiano scelto la parte sbagliata…? A seguito di quelle sue dichiarazioni, in data 4.5.2010 l’Ufficio federale della migrazione aveva invitato il Consiglio Centrale Islamico (CCIS) a distanziarsi esplicitamente dalla lapidazione delle donne, ribadendo che determinati valori quali ad esempio la parità donna-uomo non sono negoziabili (curioso : è proprio quanto vanno affermando da tempo anche i membri del Comitato che ha lanciato l’iniziativa antiburqa , anche se v’è chi preferisce battersi per altri “valori”, come quello della libertà di indossare il burqa!) ed evidenziando la necessità di evitare l’insorgere di società parallele. Per questi motivi l’UFM aveva deciso di escludere il CCIS dal dialogo con la popolazione musulmana residente in Svizzera.
Secondo me – e credo che mi
attiverò in tal senso in un
prossimo futuro magari
lanciando un’iniziativa
popolare a livello federale
- si dovrebbe inserire nella
Costituzione federale un
articolo che vieti la
libertà di associazione per
quelle organizzazioni che
fanno capo a ideologie
totalitarie e fasciste che
possono costituire un
pericolo per la pace
religiosa , per la
democrazia e per lo Stato.
Dopotutto dal 1848 e fino
al 1973 nella Costituzione
federale vi era un divieto
di residenza in Svizzera per
i gesuiti e un divieto di
aprire nuovi conventi o
riaprire quelli chiusi in
precedenza. Questa
discriminazione verso la
religione cattolica era
stata inserita nella
Costituzione proprio perché
i gesuiti si impicciavano in
po’ troppo di faccende che
riguardavano lo Stato e
costituivano dunque un
pericolo per la pace
religiosa. E forse che
l’estremismo islamista, al
pari del nazismo e del
comunismo, non è
un’ideologia totalitaria e
pericolosa che andrebbe
fermata anche a costo
di ricorrere a divieti che
possono sembrare poco
democratici ma che dovranno
comunque essere approvati
dal popolo ?
Giorgio
Ghiringhelli
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