di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                                      Losone, 23 settembre 2013

 

La gelosia di Boneff e i rappresentanti del Popolo

 

 

 L’11 settembre scorso avevo inviato ai deputati in Gran Consiglio e alla stampa una mia lettera in risposta a una vignetta pubblicata dal deputato in Gran Consiglio per il PPD, Armando Boneff, sul Giornale del Popolo.  Visto che Boneff, colto da un attacco di gelosia, proprio nel giorno in cui la maggioranza dei ticinesi ha approvato l’iniziativa antiburqa con un voto storico ha ritenuto di sputare un po’ di veleno contro il sottoscritto in una sua lettera pubblicata da Ticinonline e da Ticinolive, ripropongo all’attenzione dei lettori di questo sito sia la mia lettera che ha fatto incazzare Boneff e sia la sua risposta.

 

Mentre gli islamisti nei vari Paesi islamici continuano a fare stragi di cristiani, il pipidino Boneff  sembra più preoccupato del fatto che la votazione antiburqa possa compromettere gli interessi economici del Ticino. Si ricordino di lui alle prossime elezioni cantonali coloro che hanno votato a favore del divieto di mascherare il volto ( e quindi anche del burqa/niqab) proprio per dare un segnale  all’integralismo islamico che esiste anche da noi e che presto o tardi rivelerà il suo vero volto.  

 

Ecco la mia lettera dell’11 settembre 2013 :

 

Sulla prima pagina del Giornale del Popolo dello scorso 9 settembre vi era un vignetta  del vostro collega Armando Boneff che mi raffigurava mentre agitavo un burqa dalla forma di spiritello dicendo “agitando questo fantasma mi sento importante”.

 

Da parte di un rappresentante del popolo che oltre ad essere  vignettista è anche parte in causa, avendo votato contro l’iniziativa in Gran Consiglio, mi sembra poco elegante il concetto che Boneff ha del sottoscritto.

 

Quando partecipavo ancora alle competizioni elettorali v’era chi nel tentativo di denigrarmi diceva che facevo le mie battaglie per scopi elettorali. Ora che ho chiuso con le competizioni elettorali ecco che la nuova parola d’ordine dei soliti invidiosi è “lo fa per sentirsi importante”.

 

L’idea che un semplice cittadino, oltretutto compiendo il suo dovere civico, si impegna in battaglie politiche senza alcun interesse ma per passione stenta a entrare in certe teste. Poco importa se ho già vinto importanti battaglie, anche contro decisioni incostituzionali prese dal Gran Consiglio e dallo stesso Boneff; poco importa se per approfondire il problema dell’Islam ho lasciato la politica istituzionale e se per i miei studi sull’islam e per  il lancio dell’iniziativa antiburqa ho già investito almeno 2'000 ore di lavoro e alcune migliaia di franchi.  No : l’importante è far passare l’idea che faccio tutto ciò per sentirmi importante, e che dunque tutto quel che faccio è in certo qual modo riprovevole.

 

Beh, ognuno ovviamente è libero di pensarla come vuole e di giudicarmi per le mie presunte intenzioni anziché per i fatti. E dunque anch’io sono libero di dire che pure il signor Boneff, come gran consigliere, si sente importante, al di sopra dei comuni cittadini, una specie di unto del signore. Eh sì, ricordo bene come si comportò  quando il 13 gennaio del 2010 inviai via email a tutti i deputati in Gran Consiglio una petizione con la quale chiedevo di vietare il velo islamico nelle scuole.

 

Di fronte a un cittadino notoriamente politicamente impegnato che si è rivolto direttamente a coloro che in veste di RAPPRESENTANTI DEL POPOLO dovrebbero essere più attenti alle sollecitazioni provenienti dalla base, quale fu la risposta di Boneff ?

Eccola : “ Ritengo che la prassi di fare pressioni per email ai parlamentari sia un abuso (intasa le mail box e NON AGGIUNGE NULLA ALL’ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA). Il rispetto dei canali istituzionali dovrebbe essere l’unica regola praticabile. Per quanto mi riguarda, chiedo gentilmente di essere cancellato dalla mail list del petente e al Presidente del Gran Consiglio di fare il possibile affinché non vengano divulgati a vanvera gli indirizzi dei deputati (in ogni formato) che ritengo abbiano diritto a preservare la loro privacy “.

 

Capito  ? Se un cittadino sottopone un problema politico a un RAPPRESENTANTE DEL POPOLO direttamente con un’email, lede la sua privacy. Bisogna già sentirsi molto molto importanti, direi quasi “gonflés”, per rispondere in questo modo a un cittadino. Poi state pur certi che se simili comportamenti arroganti contribuiscono ad allontanare i cittadini dalla politica, dal Parlamento  e dalla partecipazione alle votazioni i primi a versare lacrime di coccodrillo per l’incomprensibile “scollamento” fra cittadini e istituzioni sono proprio coloro che hanno contribuito con il loro atteggiamento a creare questo scollamento.

 

Lo scorso 9 settembre, in occasione di un dibattito sulla questione del burqa andato in onda sulla televisione ticinese, il deputato Claudio Franscella ha difeso il controprogetto approvato dal Gran Consiglio affermando che “se un Parlamento esce a maggioranza con una decisione vuol dire che rappresenta anche una certa maggioranza del Popolo”.

 

Di per sé le cose dovrebbero dovrebbe andare davvero  così se i rappresentanti del Popolo rappresentassero veramente il Popolo anziché solo se stessi o il proprio partito. Ma , come detto, vi sono deputati a cui non interessa rappresentare il popolo e che anzi si stizzano e si comportano da primedonne se uno del popolo osa sottoporre loro direttamente ( e non attraverso i canali istituzionali fatti proprio per tenere i cittadini a debita distanza) qualche problema.

 

Forse già il 22 settembre, giorno della votazione sul burqa,  avremo una nuova e ulteriore dimostrazione dello scollamento fra Parlamento e cittadini. E se davvero il popolo dovesse approvare l’iniziativa anziché il controprogetto  ( come già avvenne proprio il 22 settembre del 2002 – per chi crede nella cabala – con la mia iniziativa per la liberalizzazione verso il basso delle tariffe dei notai ) invito fin d’ora il deputato Franscella ad ammettere pubblicamente che non sempre le decisioni  del Parlamento rappresentano la maggioranza del Popolo, e invito pure il deputato Boneff a dedicare a questo “scollamento annunciato” una delle sue vignette.

 

Cordiali saluti. Giorgio Ghiringhelli

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Ed ecco la lettera di Boneff apparsa su Ticinonline il 22 settembre 2013 :

Osservazioni su una vittoria annunciata – di Armando Boneff

L’on. Armando Boneff, granconsigliere del PPD e amatissimo vignettista, ci manda questo commento, che noi gli abbiamo sollecitato ieri tramite Facebook. Lui ci ha esaudito e noi siamo lieti ed onorati di pubblicarlo (senza necessariamente approvarlo!). [fdm]

Ha vinto Ghiringhelli e c’era da aspettarselo perché aveva dalla sua parte il più temibile degli alleati: la paura. Però, se con questa Iniziativa il Ghiro voleva ottenere il riconoscimento di grande politico, temo che dovrà attendere altre occasioni. In un periodo di incertezze e di globalizzazione qual è il nostro, ogni iniziativa che facesse quadrato contro l’estraneo e desse l’illusione di autodeterminarsi al popolo ticinese (frustrato dall’impotenza della politica locale sui grandi problemi), sarebbe passata come una lettera alla posta.

L’approvazione dell’Iniziativa popolare ha sfondato porte aperte che altri, può darsi ben più accorti di Ghiringhelli, non avevano valicato per motivi di sottile opportunità: ad esempio tutelare le donne musulmane, integrare pacificamente i cittadini di fede islamica con il dialogo e la persuasione e salvaguardare gli interessi economici del Ticino.

Tuttavia non vi è dubbio alcuno che il Guastafeste sia stato molto più furbo di chi, a livello federale, proponeva di smantellare l’esercito. Costoro hanno dimostrato di essere politici “fuori mercato”, ciechi e sordi di fronte ai problemi e alle paure manifestate nel Paese. Anche in Ticino la sonora bocciatura dell’iniziativa antimilitarista così “anticiclica” (72% NO, 28% SÌ), ha fatto perdere agli storici promotori la credibilità che si erano conquistati con la perseveranza.

Il popolo ticinese è sovrano e ha deciso di bandire il burqa e il hijab sul suo territorio. Che abbia anche “vinto” lo si saprà solo dopo che l’Assemblea federale avrà accertato la compatibilità del nuovo principio cantonale con la Costituzione federale e, soprattutto, osservando le ripercussioni che questa decisione avrà sul benessere della nostra comunità.

Armando Boneff

Boneff arabo x

Da Facebook “rubiamo” questa fantastica e assai spiritosa immagine