Losone, 26 novembre 2009
Minareti : il
Guastafeste lancia una
colletta
a difesa della
libertà di espressione
Negli scorsi giorni la
polizia di Friburgo –
una delle città che
aveva già vietato
l’affissione dei
manifesti dell’UDC sui
minareti - ha respinto
una richiesta del
Movimento svizzero
contro l’islamizzazione
(MOSCI) di posare sul
suolo pubblico una
bancarella informativa
in vista della votazione
di fine novembre sui
minareti. Nella sua
decisione la polizia ha
dapprima invocato il
concetto di
“diffamazione delle
religioni” : un concetto
che l’Organizzazione
della Conferenza
islamica sta cercando di
introdurre nella
legislazione di tutti i
Paesi allo scopo di
proibire qualsiasi
libera critica
dell’Islam.
Inoltre per la polizia
friburghese una simile
bancarella - organizzata
da un movimento che, a
suo dire , avrebbe per
obiettivo “la diffusione
dell’islamofobia” -
avrebbe potuto essere
considerata come una
provocazione negli
ambienti islamici e
avrebbe potuto mettere
in pericolo l’ordine
pubblico. Contro questa
decisione è stato
interposto un ricorso. I
responsabili del MOSCI
sono intenzionati ad
andare avanti fino al
Tribunale federale in
modo da creare una
giurisprudenza che
rigetti il concetto di
“diffamazione delle
religioni” (applicato
per la prima volta in
Svizzera) e che rigetti
pure la limitazione
della libertà di
espressione motivata da
una generica accusa di
“islamofobia” (un
termine di cui si dovrà
precisare il senso).
Per
far fronte agli elevati
costi di un simile
ricorso i responsabili
del MOSCI hanno lanciato
un appello a tutti
coloro che hanno a cuore
la libertà di
espressione e il diritto
di avere accesso a
informazioni che
consentono di farsi
un’opinione su un
determinato argomento.
Anche
in Ticino è già successo
che delle
autorità comunali
abbiano cercato di
imbavagliare la
libertà di espressione e
di impedire la posa di
bancarelle informative
adducendo motivazioni
pretestuose quali il
possibile perturbamento
dell’ordine pubblico,
l’ubicazione non idonea
ecc. , e pure il
Guastafeste ne sa
qualcosa avendo dovuto
ricorrere fino al
Tribunale cantonale
amministrativo per far
valere (con successo)
i propri diritti. Nel
caso in questione va
detto che ogni
bancarella di
informazione politica è
suscettibile di urtare
le opinioni dei
partigiani delle tesi
opposte e dunque di
perturbare l’ordine
pubblico, ma non per
questo si deve vietare
la loro posa : e
dunque è arbitrario
limitare la libertà del
MOSCI con il pretesto
che gli oppositori
sarebbero dei
simpatizzanti della
causa islamica. Non è da
escludere che prima o
poi anche in Ticino si
vieti la posa di una
bancarella informativa
tirando in ballo il
principio della
“diffamazione delle
religioni” tanto
caro all’Organizzazione
della Conferenza
islamica, per cui una
sentenza del Tribunale
federale a questo
proposito farebbe
chiarezza giuridica
anche da noi. Per tutti
questi motivi il nostro
movimento – da sempre
particolarmente
sensibile a temi come la
libertà di espressione,
la trasparenza,
l’informazione e i
diritti costituzionali
dei cittadini – ha
deciso di raccogliere
l’appello del MOSCI e
organizza una raccolta
di fondi per sostenere
il suo ricorso, versando
i primi 100 franchi.
Gli interessati sono
invitati a versare un
contributo sul conto
corrente postale no.
65-67871-6 intestato al
Movimento politico “Il
Guastafeste”, 6616
Losone, specificando
“ricorso MOSCI”
nell’apposito spazio
destinato al motivo del
versamento.
Giorgio Ghiringhelli,
coordinatore del
Guastafeste
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