Losone, 7 giugno 2011
Denuncia a Gheddafi per “presa
di ostaggi e ricatto” :
decisione tardiva del Consiglio
federale
Sono
trascorsi quasi tre anni da
quando Gheddafi aveva preso
due ostaggi svizzeri quale
ritorsione per l’arresto di
uno dei suoi figli, da parte
della polizia ginevrina,
per maltrattamenti
nei confronti di due
domestici. Ed è trascorso un
anno dalla liberazione dei
due cittadini elvetici. Ed
ecco che in questi giorni ,
quando ormai Gheddafi é
braccato dall’esercito della
Nato e ha i giorni contati,
il Consiglio federale ha
finalmente autorizzato il
Ministero pubblico della
Confederazione ad avviare
un’istruzione penale contro
la Libia per
“ presa di osteggi e
ricatto”.
La decisione del Consiglio federale è certamente doverosa, ma è davvero intempestiva, perché avrebbe dovuto essere presa già al momento della presa di ostaggi, e non un anno dopo la loro liberazione e quando l’ormai ex-leader libico, in caso di cattura, dovrà far fronte a ben più gravi capi d’accusa per aver ordinato al suo esercito di sparare contro il suo popolo.
Qualcuno mi replicherà che è facile dirlo adesso, e che andava semmai detto quando Gheddafi faceva ancora paura a tutti ed era riverito dai potenti della terra per il suo petrolio. Ma, per quanto mi riguarda, la critica sarebbe fuori bersaglio. Difatti già in una mia lettera pubblicata sul CdT del 1. settembre 2009 – pochi giorni dopo il famoso e infruttuoso viaggio segreto di Hans Rudolf Merz a Tripoli – avevo scritto che la Svizzera anziché condurre trattative segrete per la liberazione degli ostaggi avrebbe dovuto reagire subito “denunciando ufficialmente e pubblicamente la Libia al Consiglio di sicurezza dell’ONU o alla corte internazionale dell’Aja o a qualsiasi altro tribunale, chiedendo un embargo economico contro quel Paese”. E avevo criticato la decisione da parte svizzera di sottoporre a un tribunale arbitrale internazionale l’operato della polizia ginevrina, senza al contempo “pretendere che si mettesse sotto esame anche l’operato barbaro e di stampo medioevale delle autorità libiche”. Ma in quella lettera non mi ero limitato ad esprimere la mia disapprovazione : avevo pure chiesto se c’era qualche esperto di diritto internazionale in grado di indicare a quali organismi potesse rivolgersi la Svizzera, o qualsiasi cittadino svizzero, per mettere sotto inchiesta l’operato della Libia, e avevo concluso con il seguente appello “c’è qualche avvocato interessato ad assumere un simile mandato ?”. Nessuno però si fece avanti, e quindi non ebbi la possibilità di agire concretamente.
Ho fatto passare in rapida rassegna tutti gli articoli apparsi sui quotidiani ticinesi dall’agosto del 2009 ( data del viaggio di Merz) al giugno del 2010 (data della liberazione del secondo ostaggio) e, a meno di una svista, ho notato che , oltre al sottoscritto, nessun politico e nessun giornalista aveva anche solo ventilato la possibilità di denunciare Gheddafi per “presa di ostaggi e ricatto”. Per cui pochi possono criticare ora il ritardo con il quale il Consiglio federale ha deciso di muoversi in tal senso.
Uno di
questi è il presidente del “mouvement
citoyens genevois”, Eric
Stauffer, che il 18 giugno
dello scorso anno – cioè
comunque qualche giorno dopo
la liberazione del secondo
ostaggio – presentò al
Ministero pubblico della
Confederazione e al
procuratore generale di
Ginevra una denuncia penale
contro Gheddafi padre e
figlio per il reato di presa
di ostaggi.
“Anche se è stato commesso
all’estero, tale reato è
punibile in base al Codice
civile svizzero” aveva
dichiarato Stauffer
all’Agenzia telegrafica
svizzera, la quale in un suo
dispaccio pubblicato lo
stesso giorno anche sul
Corriere del Ticino precisò
che la denuncia
“ a quanto pare comprenderà
pure le accuse di minaccia e
di ricatto”.
E
il giorno dopo il CdT
, in un articolo intitolato
“Libia, Berna pensa alla denuncia”, riferì che in un’intervista
apparsa il giorno prima su
“20 Minuten Online”,
Micheline Calmy-Rey aveva
dichiarato che – guarda caso
-
il Consiglio
federale
“ stava valutando la
possibilità di portare
davanti a un’istanza
internazionale il rapimento
dei due svizzeri”.
Insomma, da questa veloce ricostruzione dei fatti risulta che dopo la liberazione dei due ostaggi ( meglio tardi che mai) almeno una denuncia giunse sul tavolo del Ministero pubblico della Confederazione, e sappiamo che lo stesso giorno anche il Consiglio federale – forse per non essere da meno del politico ginevrino – fece sapere che stava valutando tale possibilità. E c’è voluto un anno per passare dalle parole ai fatti...! Sarebbe interessante sapere se il Coniglio (non è un errore di stampa) federale si sarebbe deciso a muoversi... se Gheddafi nel frattempo non fosse caduto in disgrazia presso la comunità internazionale...
Forti con i deboli e deboli con i forti , insomma. In virtù di questo principio il ministro Tremonti potrà continuare impunemente ad attaccare la Svizzera fino a quando rimarrà nel Governo italiano , ma se alle prossime elezioni ( o prima) dovesse esserci un ricambio ai vertici, si prepari a sentire le sue dal Consiglio federale...
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