di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                                   Losone, 7 giugno 2011

 

 

Denuncia a Gheddafi per “presa di ostaggi e ricatto” :

decisione tardiva del Consiglio federale

 

 

Sono trascorsi quasi tre anni da quando Gheddafi aveva preso due ostaggi svizzeri quale ritorsione per l’arresto di uno dei suoi figli, da parte della polizia ginevrina,  per maltrattamenti nei confronti di due domestici. Ed è trascorso un anno dalla liberazione dei due cittadini elvetici. Ed ecco che in questi giorni , quando ormai Gheddafi é braccato dall’esercito della Nato e ha i giorni contati, il Consiglio federale ha finalmente autorizzato il Ministero pubblico della Confederazione ad avviare un’istruzione penale contro la Libia per “ presa di osteggi e ricatto”. 

 

La decisione del Consiglio federale è certamente doverosa, ma è davvero intempestiva, perché avrebbe dovuto essere presa già al momento della presa di ostaggi, e non un anno dopo la loro liberazione e quando l’ormai ex-leader libico, in caso di cattura, dovrà far fronte a ben più gravi capi d’accusa per aver ordinato al suo esercito di sparare contro il  suo popolo.

 

Qualcuno mi replicherà che è facile dirlo adesso, e che  andava semmai detto quando Gheddafi faceva ancora paura a tutti ed era riverito dai potenti della terra per il suo petrolio. Ma, per quanto mi riguarda, la critica sarebbe fuori bersaglio. Difatti già in una mia lettera pubblicata sul CdT del 1. settembre 2009 – pochi giorni dopo il famoso e infruttuoso viaggio segreto di Hans Rudolf Merz a Tripoli – avevo scritto che la Svizzera anziché condurre trattative segrete per la liberazione degli ostaggi avrebbe dovuto reagire subito “denunciando ufficialmente e pubblicamente la Libia al Consiglio di sicurezza dell’ONU o alla corte internazionale dell’Aja o a qualsiasi altro tribunale, chiedendo un embargo economico  contro quel Paese”. E avevo criticato la decisione da parte svizzera di sottoporre a un tribunale arbitrale internazionale l’operato della polizia ginevrina, senza al contempo “pretendere che si mettesse sotto esame anche l’operato barbaro e di stampo medioevale delle autorità libiche”. Ma in quella lettera non mi ero limitato ad esprimere la mia disapprovazione : avevo pure chiesto se c’era qualche esperto di diritto internazionale in grado di indicare a quali organismi potesse rivolgersi la Svizzera, o qualsiasi cittadino svizzero, per mettere sotto inchiesta l’operato della Libia, e avevo concluso con il seguente appello “c’è qualche avvocato interessato ad assumere un simile mandato ?”. Nessuno però si fece avanti, e quindi non ebbi la possibilità di agire concretamente.

 

Ho fatto passare in rapida rassegna tutti gli articoli apparsi sui quotidiani ticinesi dall’agosto del 2009 ( data del viaggio di Merz)  al giugno del 2010 (data della liberazione del secondo ostaggio) e, a meno di una svista, ho notato che , oltre al sottoscritto, nessun politico e nessun giornalista  aveva anche solo ventilato la possibilità di denunciare Gheddafi per “presa di ostaggi e ricatto”. Per cui pochi possono criticare ora il ritardo con il quale il Consiglio federale ha deciso di muoversi in tal senso.

 

Uno di questi è il presidente del “mouvement citoyens genevois”, Eric Stauffer, che il 18 giugno dello scorso anno – cioè comunque qualche giorno dopo la liberazione del secondo ostaggio – presentò al Ministero pubblico della Confederazione e al procuratore generale di Ginevra una denuncia penale contro Gheddafi padre e figlio per il reato di presa di ostaggi. “Anche se è stato commesso all’estero, tale reato è punibile in base al Codice civile svizzero” aveva dichiarato Stauffer all’Agenzia telegrafica svizzera, la quale in un suo dispaccio pubblicato lo stesso giorno anche sul Corriere del Ticino precisò che la denuncia “ a quanto pare comprenderà pure le accuse di minaccia e di ricatto”.  E  il giorno dopo il CdT , in un articolo intitolato “Libia, Berna pensa alla denuncia”, riferì che in un’intervista apparsa il giorno prima su “20 Minuten Online”, Micheline Calmy-Rey aveva dichiarato che – guarda caso -  il Consiglio federale “ stava valutando la possibilità di portare davanti a un’istanza internazionale il rapimento dei due svizzeri”.

 

Insomma, da questa veloce ricostruzione dei fatti risulta che dopo la liberazione dei due ostaggi       ( meglio tardi che mai) almeno una denuncia giunse sul tavolo del Ministero pubblico della Confederazione, e sappiamo che lo stesso giorno anche il Consiglio federale – forse per non essere da meno del politico ginevrino – fece sapere che stava valutando tale possibilità. E c’è voluto un anno per passare dalle parole ai fatti...! Sarebbe interessante sapere se il Coniglio (non è un errore di stampa) federale si sarebbe deciso a muoversi... se Gheddafi nel frattempo non fosse caduto in disgrazia presso la comunità internazionale...

 

Forti con i deboli e deboli con i forti , insomma. In virtù di questo principio il ministro Tremonti potrà continuare impunemente ad attaccare la Svizzera fino a quando rimarrà nel Governo italiano , ma se alle prossime elezioni ( o prima) dovesse esserci un ricambio ai vertici, si prepari a sentire le sue dal Consiglio federale...

 

                                                                                               Giorgio Ghiringhelli, Losone







Return To Top