di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                                     Losone, 14.4.11

 

Burqa, divieto lungimirante con effetto preventivo

 

 

 

 

Lunedì 11 aprile è entrata in vigore in Francia la nuova legge antiburqa, approvata nell’autunno scorso dal Parlamento su proposta di un deputato comunista.  Alcune donne in burqa che a Parigi manifestavano contro il divieto sono state fermate dalla polizia, perché la manifestazione non era autorizzata. Una di queste donne ha detto in televisione che lei non si toglierà mai il burqa e preferirà pagare ogni volta la multa di 150 euro. Uno dei dirigenti del Sindacato dei commissari di polizia ha detto che sarà estremamente difficile far applicare la nuova legge, in un Paese in cui le donne con il burqa sono ormai più di 2'000.

 

Quanto successo in Francia è la miglior risposta a chi, in Ticino, avversa l’iniziativa popolare contro la dissimulazione del viso in pubblico con la motivazione che il problema non esiste perché da noi  le donne con il burqa si contano sulle dita di una  mano (finora a detta del Consiglio federale  vi sarebbero un centinaio di casi in Svizzera).  A parte il fatto che l’iniziativa, in nome della sicurezza,  prende sì di mira il burqa, ma anche altre forme di dissimulazione del viso ( ad esempio i passamontagna usati dagli hooligan e dai black bloc per non farsi riconoscere e riprendere dalle telecamere quando spaccano teste e vetrine),  essa è stata lanciata con lungimiranza prima che i buoi siano usciti dalla stalla, proprio per evitare quanto sta accadendo ora in Francia . Grazie alla sua lungimiranza l’iniziativa avrà inoltre un effetto preventivo, contribuendo a tenere alla larga dal Ticino quegli islamici integralisti che continuano ad affluire in Europa cercando un posto in cui installarsi con la propria famiglia e magari con la moglie in burqa.

 

Troppe donne musulmane , in Europa e anche nel nostro piccolo Ticino, sono state uccise o sfregiate in volto  con l’acido dai maschi delle loro  famiglie perché volevano vestirsi all’occidentale. Nulla da stupirsi se poi, per timore di fare la stessa fine e per non essere importunate in strada dai maschi della loro religione, tante altre giovani musulmane si coprono “volontariamente” con il velo (ecco perché in Francia è nata un’associazione di donne musulmane che rifiutano di portare qualsiasi velo , denominata “ni putes ni soumises”).

 

 E da noi c’è ancora gente che difende la “libertà” di indossare il burqa, cioè difende un indumento che con la religione non ha nulla a che fare e che impedisce qualsiasi integrazione , frutto di menti bacate integraliste e maschiliste  ferme al Medio evo e simbolo dell’oppressione dell’uomo sulla donna . Come il giornalista  Clemente Mazzetta, che su “Il Caffè” di domenica scorsa ha scritto “Le donne musulmane hanno il diritto di vestirsi all’occidentale o in burqa senza che la “civiltà cristiana” o gli uomini musulmani glielo impongono” . O come il giornalista Enrico Morresi che , intervistato dai redattori de Il Caffè , ha detto “Non possiamo inventare problemi laddove non ne esistono. Io sono dell’opinione che le donne musulmane debbano potersi vestire come credono. Altrimenti, andando avanti di questo passo, si dovrebbe proibire alle nostre suore di andare in giro vestite con il velo ; si tratta di un finto problema inventato ad arte”.

 

Facile pontificare quando si è uomini e si vive in un Paese libero. Peccato che , per l’appunto, milioni di donne musulmane nei loro Paesi non sono libere di vestirsi come vogliono . Altro che difendere il “diritto” di girare in burqa da noi : se una donna lo vuole indossare per sua libera scelta ( o perché - avendo subito un lavaggio del cervello fin da piccola -  pensa in buona fede che sia una sua libera scelta) , allora le possibilità sono due : o sfrutta una delle nostre grandi libertà , quella di andarsene e tornare al suo paesello natio dove in mezzo a tante altre donne con il burqa si troverà certamente a suo agio,  oppure, se si tratta di un’europea convertita che vuol giocare a fare l’esibizionista ,  è meglio che si rivolga a un buon psichiatra.

 

                                                             Giorgio Ghiringhelli, promotore dell’iniziativa antiburqa