Losone,
6.2.2011
Rivolta in Egitto :
dalla padella alla brace
?
La
rivolta in corso in
Egitto potrebbe spianare
la strada verso il
potere all’estremismo
islamico e in
particolare ai Fratelli
Musulmani, la
potentissima
associazione di matrice
religiosa
fondamentalista creata
proprio in Egitto nel
1928 e molto diffusa
anche in Europa ?
L’interrogativo non è
così fuori posto se si
pensa alla rivoluzione
avvenuta qualche
decennio fa in Persia
(Iran), dove il posto
dello scià venne preso
dagli ayatollah, che
instaurarono un regime
dittatoriale religioso
soffocante per la
popolazione e pericoloso
per la stabilità di
tutta quell’area. Se
qualcosa del genere
dovesse accadere anche
in Egitto, la
rivoluzione in corso
sarebbe servita solo a
sostituire un regime
tirannico con un altro
ancor più deleterio e
pericoloso , e creerebbe
le basi per una
crescente islamizzazione
non solo dell’Egitto ma
pure dell’Europa ( a
suon di moschee, veli,
burqa, tuniche, barbuti,
tribunali islamici ecc.
) , nonché per l’
accentuarsi del
terrorismo in tutto il
mondo e dei conflitti
contro Israele. Sarebbe
il primo passo verso una
guerra totale in Medio
Oriente che finirebbe
con il coinvolgere altri
Paesi di altre aree del
mondo.
Ma
davvero i giovani
egiziani che ora
scendono in piazza a
rischio della loro vita
chiedendo più libertà
sarebbero così stupidi o
così ingenui da finire
dalla padella alla brace
?
Intervistato dal
Giornale del Popolo
(cfr. edizione del 4
febbraio) proprio su
questo argomento, il
gesuita egiziano Samir
Khalil Samir – uno dei
maggior conoscitori del
mondo arabo nonché
professore di
islamologia
all’Università di Beirut
e autore di diversi
libri sull’Islam -
ha detto di non
credere che la rivolta
possa avere derive
estremiste. “Gli
egiziani – ha aggiunto -
sanno bene che c’è più
libertà con un regime
laico che con un regime
religioso. L’Egitto
inoltre, pur essendo
arabo e islamico, non dà
così importanza alla
religione. (...) Quello
che gli egiziani
vogliono è un laicismo
religioso : uno Stato
laico in cui la
religione abbia il suo
posto nella società e
nella vita quotidiana,
ma non si imponga nelle
decisioni del Governo e
nelle leggi”. Un parere
indubbiamente
autorevole, espresso da
qualcuno che fra l’altro
ha
anche provato
sulla propria pelle cosa
significa essere
cristiano in un Paese
arabo. Però ricordo che
qualche anno fa, a un
corso di islamologia
organizzato alla Facoltà
di teologia di Lugano e
diretto proprio da
Shamir Khalil Samir ,
quest’ultimo non aveva
nascosto il suo stupore
per una certa
involuzione di matrice
integralista
registrata negli
ultimi 30 anni nel suo
Paese. “ Prima – diceva
– tutte le ragazze
giravano vestite e
truccate
all’occidentale, poi
cominciarono ad arrivare
i primi veli e oggi
praticamente tutte le
donne girano con il velo
già dall’adolescenza , e
ora comincia a
diffondersi anche il
burqa. Quando chiedevo a
queste ragazze perché
indossavano il velo mi
rispondevano che era per
far piacere ai genitori
e perché subivano
pressioni dai parenti,
dagli amici, dalla
società”.
Inoltre aveva
aggiunto che fin dal
1925 la scuola in Egitto
è obbligatoria e
gratuita, ma almeno il
60% degli egiziani sono
analfabeti perché molti
genitori non inviano a
scuola i figli,
specialmente le ragazze.
In perfetto stile
islamista, insomma.
Sicuramente l’illustre
islamologo conosce il
suo Paese ed i musulmani
egiziani meglio del
sottoscritto e di molti
altri che oggi scrivono
su quanto accade laggiù.
E v’è dunque da sperare
che abbia ragione lui.
Ma io non sono così
ottimista. Non vi
sarebbe da stupirsi
se qualcuno
cercasse di approfittare
del micidiale cocktail
di diffusa ignoranza e
di crescente povertà
(con il crollo del
turismo)
per
strumentalizzare la
protesta di piazza ,
sfruttare le
frustrazioni di chi
cerca più libertà e più
pane e incanalare questa
rabbia per rimpolpare le
fila dell’estremismo
religioso. Il fatto che
praticamente tutte le
donne musulmane portano
il velo – come si vede
anche nei filmati
provenienti dal Cairo, a
differenza ad esempio di
quelli provenienti da
Tunisi - non è già una
prova evidente
della forza e
della diffusione
raggiunta in questo
Paese dall’integralismo
islamico e dai
predicatori dei Fratelli
Musulmani ? Mi ha pure
fatto un certo effetto
vedere alla televisione
che al venerdì, giorno
di festa
per i musulmani,
le contestazioni di
piazza si sono fermate
durante le preghiere ,
con tutti i contestatori
inginocchiati e rivolti
verso la Mecca. Ve la immaginate
voi una sommossa
popolare in Occidente
che si ferma alla
domenica all’ora della
Messa ? Nossignori, qui
qualcosa non mi quadra e
vedo segni di deriva
religiosa in questa
rivolta.
Anche gli elogi
alla contestazione
giunti dall’Iran
– dove il ministro degli
esteri Salehl
si è augurato che
il popolo egiziano
svolgerà il suo ruolo
nella formazione di un
Medio Oriente islamico –
non fanno che alimentare
i miei dubbi. Europa,
preparati...
Giorgio Ghiringhelli,
Losone
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