Losone, 27 aprile 2017 DIVIETO ANTIBURQA :
IL GUASTAFESTE ALLA
LANDSGEMEINDE DI GLARONA
PER FIRMARE
L’INIZIATIVA FEDERALE
ANTIBURQA
CLICCA QUI
Glarona potrebbe essere il secondo Cantone della Svizzera, dopo il Ticino, a introdurre nella sua Costituzione un divieto di dissimulare il volto negli spazi pubblici e in quelli aperti al pubblico. La decisione verrà presa dal popolo, per alzata di mano, durante la Landsgemeinde in programma per domenica 7 maggio. In quell’occasione i cittadini del piccolo Cantone saranno infatti chiamati a votare su un articolo costituzionale in tutto e per tutto uguale a quello che il popolo ticinese aveva già approvato, con il 65,4 per cento di voti favorevoli, il 22 settembre del 2013, e che aveva ottenuto la “garanzia federale” il 15 marzo 2015. In entrambi i casi la proposta non era partita dalle Autorità politiche, bensì da cittadini (ah, la bellezza della democrazia diretta…!).
La democrazia
diretta nel Canton Glarona
In Ticino il via era stato dato da un’iniziativa popolare lanciata il 25 marzo del 2011 dal movimento del Guastafeste , e che era stata sottoscritta in due mesi da 11'767 cittadini. A Glarona, invece, la proposta (il cosiddetto “Memorialsantrag”) era stata presentata il 1.settembre del 2015 da un sol cittadino, Ronald Hämmerli, e per poter essere sottoposta al voto popolare necessitava del sostegno di almeno 10 deputati sui 60 che conta il Parlamento glaronese (Landrat) : nella seduta del 16 dicembre 2015, grazie al voto favorevole di 11 deputati (tutti dell’UDC), la proposta ottenne il minimo richiesto.
Successivamente
il Governo cantonale
(Regierungsrat) elaborò una
bozza di legge da sottoporre
al Parlamento,
che, a larghissima
maggioranza la respinse
nella seduta del 21 dicembre
scorso, seguendo così la
raccomandazione del Governo,
secondo cui
la situazione
nel Cantone non
richiedeva urgenza d'agire
visto che negli spazi
pubblici
“non si erano
viste molte donne con il
viso coperto per motivi
religiosi”
e considerato che a
livello federale è in corso
una raccolta di firme per
introdurre il divieto di
dissimulare il volto in
tutta la Svizzera
(a
cinque mesi dalla scadenza
dell’iniziativa popolare,
sottoscritta finora da
5’582 ticinesi –
vedi elenco Comune per
Comune pubblicato in
allegato - e del cui
comitato fa parte lo stesso
Ronald Hämmerli,
mancano
ancora 20'000 firme :
CHI DESIDERA
FIRMARLA O RACCOGLIERE
QUALCHE FIRMA PUÒ STAMPARE
IL FORMULARIO CLICCANDO NEL
PUNTO INDICATO SOTTO IL
TITOLO E INVIANDO AL
SOTTOSCRITTO I FORMULARI
ENTRO IL 10 GIUGNO).
Il
divieto di nascondere il
viso è una questione di
principio e non di numeri
Sarà dunque
interessante vedere cosa
deciderà l’assemblea
popolare ( Landsgemeinde)
: qualora, come mi
auguro,
i
cittadini glaronesi
dovessero sconfessare
Governo e Parlamento ,
mettendo in evidenza uno
scollamento fra il popolo e
la classe politica eletta in
sua rappresentanza , sarebbe
ora che anche a livello
nazionale i partiti
cominciassero a porsi
qualche domanda e a
mostrarsi meno compiacenti e
tolleranti nei confronti di
chi (uomini e donne) se ne
va in giro con il volto
coperto da un passamontagna,
o da un niqab o da un burqa.
Si tratta di
pochi casi ? Non è una
questione di numeri bensì di
principio. La stessa Corte
europea dei diritti
dell’uomo ha stabilito, il
1.luglio 2014, che un
divieto generalizzato del
genere si giustifica a
tutela di una ben precisa
scelta di società in cui il
fatto di mostrare il viso in
pubblico fa parte del
“vivere assieme”. Inoltre
penso che con tutto quanto
sta accadendo attorno a noi
sia giunto il momento di
dare chiari segnali a quei
movimenti islamisti che, con
crescente arroganza, si
danno da fare per
radicalizzare quella
stragrande maggioranza di
musulmani poco o nulla
praticanti
che nella nostra
società occidentale si
trovano bene, e per impedire
la loro integrazione
(all’insegna di quell’imam
arrestato alcuni mesi fa
perché in una moschea di
Winterthur invitava
apertamente i fedeli a
uccidere i musulmani non
praticanti).
Donne
musulmane che si battono
contro i veli islamici In
un’intervista rilasciata al Corriere
del Ticino il 22 luglio
scorso, la signora
Saida
Keller-Messhali,
musulmana di origini
tunisine, fondatrice e
presidente del Forum per un
Islam progressista in
Svizzera e vincitrice del
Premio svizzero per i
diritti umani 2016,
aveva dichiarato di
essere favorevole alla
proibizione del niqab o del
burqa in Ticino , e aveva
auspicato che il divieto
venisse esteso a livello
nazionale (come già per
motivi di sicurezza succede
alla Mecca e in qualche
Paese islamico, come in
Senégal e il Ciad) .
E
tante altre donne musulmane
fuggite dai loro Paesi verso
l’Occidente in cerca di
libertà hanno denunciato nei
loro libri la schiavitù dei
veli islamici imposti dalla
società maschilista islamica
alle donne , come la somala
Ayaan Hirsi Ali, la
siriana
Wafa Sultan e
l’algerina
Djemila
Benhabib.
Ma le nostre
femministe di sinistra , per
pure questioni ideologiche,
continuano a battersi a
favore della “libertà” di
indossare il burqa : forse
per riordinare le idee e
capire da che parte spunta
il sole dovrebbero
soggiornare per alcuni mesi
in Afghanistan, o in Iran, o
in Pakistan, o nello Yemen o
in tanti altri Paesi
islamici in cui le donne
vengono considerate alla
stregua di puttane se non si
coprono la testa o il viso,
e vengono molestate in
strada da uomini arrapati ,
quando addirittura non
vengono picchiate, frustate,
imprigionate o uccise in
ossequio alla sharia.
E’ ora di
finirla di essere tolleranti
con gli intolleranti
E’
proprio la tolleranza finora
dimostrata verso questi
fanatici, specialmente dagli
ambienti della sinistra,
che ha
favorito la radicalizzazione
di molti giovani anche in
Svizzera, da dove finora
un’ottantina di loro ( di
cui a quanto pare una decina
residenti nel nostro
Cantone) sono partiti per
combattere in Siria a favore
dell’ISIS. E’ proprio da
questi ambienti - che
operano instancabilmente e
su tempi lunghi per
sostituire la democrazia con
la sharia facendoci così
ripiombare nel Medioevo -
che
germogliano i semi della
violenza, dell’odio e del
terrorismo.
Non per
nulla negli Stati Uniti
d’America si sta valutando
la possibilità di inserire
nell’elenco delle
organizzazioni terroristiche
la potentissima setta dei
Fratelli Musulmani, ben
presente e radicata da una
quarantina d’anni anche nel
nostro Cantone
(vedi
articolo
“Comunità
islamica del Ticino cavallo
di Troia dei Fratelli
Musulmani” pubblicato
su questo sito lo scorso 14
novembre 2015) e già
dichiarata fuorilegge in
Egitto da
Nasser
negli anni Cinquanta e
dall’attuale presidente
al Sissi : cioè proprio
nel Paese in cui questa
setta salafita
venne
fondata nel 1928 dal nonno
dell’attuale direttore del
Centro islamico di Ginevra,
Hani Ramadan,
cui
negli scorsi giorni le
autorità francesi avevano
impedito di partecipare a
una conferenza a Colmar a
causa di certe sue passate
prese di posizione (ad
esempio a favore della
lapidazione delle donne
adultere)
“che hanno
rappresentato una grave
minaccia per l’ordine
pubblico sul suolo
francese”.
E’ ora di
finirla di essere tolleranti
con gli intolleranti e gli
estremisti : per questo
motivo ho lanciato un
mesetto fa una petizione
con la quale
si chiede alle Autorità
federali di proibire i
movimenti islamisti in
Svizzera e chiudere le loro
moschee ed i loro centri di
indottrinamento, così come
dal 1848 al 1973 la nostra
Costituzione federale
sanciva per i Gesuiti,
considerati un pericolo per
la pace religiosa.
Domenica
7 maggio : il momento della
verità…
In base ad
alcuni sondaggi eseguiti
nell’estate scorsa
era emerso che il 71%
degli svizzeri (secondo i
domenicali “Le Matin
Dimanche” e
“SonntagsZeitung”)
e il 60,7% (secondo
la “Schweiz am Sonntag”) era
favorevole a un divieto del
velo integrale. La verità
starà forse nel mezzo…?
Domenica 7 maggio , sotto lo
sguardo interessato del
Guastafeste, che assisterà
alla votazione assieme a una
comitiva di una trentina di
ticinesi, la Landsgemeinde
ci dirà se il Ticino avrà
fatto da apripista anche nel
vicino Canton Glarona… Giorgio Ghiringhelli, fondatore del movimento Il Guastafeste |