di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                 Losone, 9 gennaio 2013

 

Iniziativa “antiburqa” e rispetto della Costituzione

 

Negli scorsi giorni il comitato dell’iniziativa popolare costituzionale intitolata “Vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”, meglio nota anche come “iniziativa antiburqa”, ha scritto una lettera al Gran Consiglio per richiamare la sua attenzione sul fatto che mancano ancora solo sei mesi alla scadenza dei termini fissati dalla Costituzione cantonale per la votazione popolare sulla stessa.  In base all’art. 90 cpv 3 della Costituzione le votazioni sulle iniziative che propongono delle modifiche costituzionali devono infatti  aver luogo “in ogni caso al più tardi entro due anni dalla pubblicazione nel Foglio ufficiale del risultato della domanda”.  Dato che il risultato dell’iniziativa, sottoscritta da 11'767 cittadini, venne pubblicato sul Foglio ufficiale  del 3 giugno 2011, ne consegue che l’iniziativa dovrebbe essere messa in votazione al più tardi entro il 3 giugno di quest’anno. Tenuto conto del fatto che il Consiglio federale ha già riservato la data del 9 giugno per un’eventuale votazione federale, il comitato ha suggerito di optare per quel giorno,  in modo da abbinare le due votazioni.

 

Ma sarà possibile rispettare questo termine ? Il messaggio del Consiglio di Stato tarda ad arrivare perché, stando a voci di corridoio, i membri del Governo non riescono a mettersi d’accordo. E la Commissione delle petizioni giustifica il suo immobilismo con il fatto che prima di emettere il suo rapporto attende la presa di posizione governativa, anche se potrebbe benissimo farne a meno. Nessuno, insomma, vuole essere il primo a decidere su un tema considerato politicamente scomodo. E intanto il tempo passa e i ritardi si accumulano. Basti pensare che,  in base alla Costituzione cantonale ( art. 86), il Gran Consiglio avrebbe dovuto esaminare la ricevibilità dell’iniziativa già entro un anno dalla pubblicazione del suo risultato, cioè entro l’inizio dello scorso mese di giugno, ma ciò non è ancora avvenuto. Sempre in base alla Costituzione (art. 89 cpv 2) il Parlamento avrebbe inoltre dovuto “ concludere le deliberazioni entro 18 mesi dalla pubblicazione nel Foglio ufficiale del risultato della domanda di iniziativa popolare o dalla presentazione del messaggio relativo del Consiglio di Stato”, cioé entro l’inizio dello scorso mese di dicembre : ma pure questo termine non è stato rispettato.

 

A questo punto tocca dunque al Gran Consiglio prendere le decisioni che si impongono per garantire il rispetto della Costituzione . A tal scopo appare giustificato che il presidente del Parlamento,  senza più attendere i relativi rapporti commissionali o il messaggio governativo,   inserisca l’esame dell’iniziativa e della sua ricevibilità all’ordine del giorno della prossima sessione in programma il 28 gennaio,  come espressamente richiesto dal comitato promotore  nella sua lettera  di sollecitazione. La procedura “accelerata”  sarebbe  giustificata  dalla necessità di recuperare il tempo perso. Del resto il testo costituzionale proposto dall’iniziativa non è generico bensì elaborato, e può dunque essere messo in votazione popolare così com’é. Va ricordato che fino a pochi anni fa il termine  per la deliberazione del Gran Consiglio sulle iniziativa costituzionali era di due anni, ma poi ci si accorse che in tal modo non era possibile rispettare l’analoga scadenza di due anni fissata  per la messa in votazione popolare delle stesse , e così per eliminare questa contraddizione si rese necessaria una modifica costituzionale approvata dal Popolo nel settembre del 2005 : modifica che per l’appunto consistette nel ridurre a 18 mesi il termine per concludere l’esame parlamentare.  

 

 Gli avversari dell’iniziativa tenteranno di minimizzare questi ritardi facendo notare che la stessa è inutile perché solleva un problema che da noi è inesistente, e dunque non v’è alcuna urgenza.  Ciascuno ovviamente è libero di pensarla come vuole, e ci sarà il tempo prima della votazione popolare per dibattere sui contenuti e sull’utilità dell’iniziativa. Ma spero che tutti concordino almeno sul fatto che i chiarissimi e imperativi termini fissati nella Costituzione devono essere rispettati per tutte le iniziative, indipendentemente dai loro contenuti. Se non si vuole che i cittadini perdano fiducia nelle istituzioni,  l’esempio deve venire dall’alto, e in particolare dai rappresentanti del Popolo che siedono in Gran Consiglio, i quali non devono dimenticare che  al momento della loro entrata in carica  hanno dichiarato fedeltà alle Costituzioni federale e cantonale e alle leggi.

 

                                      

                           Giorgio Ghiringhelli, Losone  ( promotore dell’iniziativa “antiburqa”)