Losone, 9 gennaio
2013
Iniziativa “antiburqa” e
rispetto della Costituzione
Negli scorsi
giorni il comitato
dell’iniziativa popolare
costituzionale intitolata
“Vietare la dissimulazione
del viso nei luoghi pubblici
e aperti al pubblico”,
meglio nota anche come
“iniziativa antiburqa”, ha
scritto una lettera al Gran
Consiglio per richiamare la
sua attenzione sul fatto che
mancano ancora solo sei mesi
alla scadenza dei termini
fissati dalla Costituzione
cantonale per la votazione
popolare sulla stessa.
In base all’art. 90
cpv 3 della Costituzione le
votazioni sulle iniziative
che propongono delle
modifiche costituzionali
devono infatti
aver luogo “in ogni
caso al più tardi entro due
anni dalla pubblicazione nel
Foglio ufficiale del
risultato della domanda”.
Dato che il risultato
dell’iniziativa,
sottoscritta da 11'767
cittadini, venne pubblicato
sul Foglio ufficiale
del 3 giugno 2011, ne
consegue che l’iniziativa
dovrebbe essere messa in
votazione al più tardi entro
il 3 giugno di quest’anno.
Tenuto conto del fatto che
il Consiglio federale ha già
riservato la data del 9
giugno per un’eventuale
votazione federale, il
comitato ha suggerito di
optare per quel giorno,
in modo da abbinare
le due votazioni.
Ma sarà
possibile rispettare questo
termine ? Il messaggio del
Consiglio di Stato tarda ad
arrivare perché, stando a
voci di corridoio, i membri
del Governo non riescono a
mettersi d’accordo. E la
Commissione delle petizioni
giustifica il suo
immobilismo con il fatto che
prima di emettere il suo
rapporto attende la presa di
posizione governativa, anche
se potrebbe benissimo farne
a meno. Nessuno, insomma,
vuole essere il primo a
decidere su un tema
considerato politicamente
scomodo. E intanto il tempo
passa e i ritardi si
accumulano. Basti pensare
che,
in base alla
Costituzione cantonale (
art. 86), il Gran Consiglio
avrebbe dovuto esaminare la
ricevibilità dell’iniziativa
già entro un anno dalla
pubblicazione del suo
risultato, cioè entro
l’inizio dello scorso mese
di giugno, ma ciò non è
ancora avvenuto. Sempre in
base alla Costituzione (art.
89 cpv 2) il Parlamento
avrebbe inoltre dovuto “
concludere le deliberazioni
entro 18 mesi dalla
pubblicazione nel Foglio
ufficiale del risultato
della domanda di iniziativa
popolare o dalla
presentazione del messaggio
relativo del Consiglio di
Stato”, cioé entro l’inizio
dello scorso mese di
dicembre : ma pure questo
termine non è stato
rispettato.
A questo
punto tocca dunque al Gran
Consiglio prendere le
decisioni che si impongono
per garantire il rispetto
della Costituzione . A tal
scopo appare giustificato
che il presidente del
Parlamento,
senza più attendere
i relativi rapporti
commissionali o il messaggio
governativo,
inserisca l’esame
dell’iniziativa e della sua
ricevibilità all’ordine del
giorno della prossima
sessione in programma il 28
gennaio,
come espressamente
richiesto dal comitato
promotore
nella sua lettera
di sollecitazione. La
procedura “accelerata”
sarebbe
giustificata
dalla necessità di
recuperare il tempo perso.
Del resto il testo
costituzionale proposto
dall’iniziativa non è
generico bensì elaborato, e
può dunque essere messo in
votazione popolare così
com’é. Va ricordato che fino
a pochi anni fa il termine
per la deliberazione
del Gran Consiglio sulle
iniziativa costituzionali
era di due anni, ma poi ci
si accorse che in tal modo
non era possibile rispettare
l’analoga scadenza di due
anni fissata
per la messa in
votazione popolare delle
stesse , e così per
eliminare questa
contraddizione si rese
necessaria una modifica
costituzionale approvata dal
Popolo nel settembre del
2005 : modifica che per
l’appunto consistette nel
ridurre a 18 mesi il termine
per concludere l’esame
parlamentare.
Gli avversari
dell’iniziativa tenteranno
di minimizzare questi
ritardi facendo notare che
la stessa è inutile perché
solleva un problema che da
noi è inesistente, e dunque
non v’è alcuna urgenza.
Ciascuno ovviamente
è libero di pensarla come
vuole, e ci sarà il tempo
prima della votazione
popolare per dibattere sui
contenuti e sull’utilità
dell’iniziativa. Ma spero
che tutti concordino almeno
sul fatto che i chiarissimi
e imperativi termini fissati
nella Costituzione devono
essere rispettati per tutte
le iniziative,
indipendentemente dai loro
contenuti. Se non si vuole
che i cittadini perdano
fiducia nelle istituzioni,
l’esempio deve
venire dall’alto, e in
particolare dai
rappresentanti del Popolo
che siedono in Gran
Consiglio, i quali non
devono dimenticare che
al momento della
loro entrata in carica
hanno dichiarato
fedeltà alle Costituzioni
federale e cantonale e alle
leggi.
Giorgio Ghiringhelli,
Losone
( promotore
dell’iniziativa “antiburqa”)