Anche per gli
attentati di matrice
islamica sventati
nelle ultime ore in
Gran Brategna si
parla di cittadini
di origine
pachistana con
cittadinanza
britannica, come era
già successo per gli
attentati a Londra
del luglio 2005. Il
nemico in casa,
insomma, come
giustamente ha
rilevato Osvaldo
Migotto in un suo
commento apparso sul
Corriere del Ticino
dell’11 agosto. Ma
come è possibile che
degli individui che
sulla carta
dovrebbero essere
integrati, avendo
ricevuto la
cittadinanza di un
Paese europeo,
covino tanto odio
verso l’Occidente
che li ospita ? Come
ci si può difendere
da questi subdoli
nemici infiltrati ?
“A rendere più
vulnerabile la Gran
Bretagna – ha
scritto ancora
Migotto nel suo
commento – vi è
senz’altro la
presenza di una
consistente comunità
islamica”. Una
verità semplice
quanto ovvia, anche
se scomoda.
Quindi la risposta
al precedente
interrogativo
potrebbe essere che
per difenderci
meglio ed essere
meno vulnerabili si
dovrebbe operare
preventivamente
evitando il formarsi
in Europa di
“consistenti
comunità islamiche”.
A mali estremi,
insomma, estremi
rimedi ? Mi
par già di sentire
l’obiezione secondo
cui la gran parte di
islamici che vivono
in Europa sono ben
integrati e solo una
piccola percentuale
è integralista e
potenzialmente
terrorista. Sarà
anche vero, ma se
questa piccolissima
percentuale di
fanatici (che poi
magari così piccola
non è) è in grado di
compiere delle
stragi
inimmaginabili come
quella che stava per
compiersi o quella
dell’11 settembre ,
allora prima o poi
il problema della
crescente e
apparentemente
inarrestabile e
irreversibile
“islamizzazione”
dell’Europa - con
tutte le sue
conseguenze - dovrà
pur porsi. Perché
nessuno può negare
che da qualche
decennio è in atto
da parte del mondo
islamico la
conquista
dell’Europa, che già
ora taluni
definiscono Eurabia.
Una conquista
portata avanti
soprattutto con
l’immigrazione e la
prolificità. Già nel
1974, dinnanzi
all’Assemblea delle
Nazioni Unite, il
politico algerino
Boumedienne
(protagonista della
guerra
d’indipendenza e
autore del colpo di
Stato che nel 1965
esautorò il
presidente Ben
Bella) disse :
“Un giorno milioni
di uomini
abbandoneranno
l’emisfero sud per
irrompere
nell’emisfero nord.
E non certo da
amici. Perché vi
irromperanno per
conquistarlo. E lo
conquisteranno
popolandolo coi loro
figli. Sarà il
ventre delle nostre
donne a darci la
vittoria”. Un
concetto, questo,
ribadito qualche
mese fa anche da
Gheddafi in un
pubblico discorso. E
allora, di fronte a
una conquista
pianificata e che
sempre più spesso fa
leva sul ricatto
della paura (vedi
attentati di Madrid
e Londra, uccisione
di Theo van Gogh,
taglia sulle teste
dei vignettisti
danesi), o si
reagisce o si
subisce. Anche il
nostro piccolo Paese
non sfuggirà a
questa tendenza,
come del resto si
può dedurre
leggendo l’ultimo
rapporto sulla
sicurezza interna
pubblicato sul sito
internet
dell’amministrazione
federale.
Recentemente i
nostri servizi
segreti hanno
sventato un
attentato a un aereo
della compagnia
israeliana El Al a
Ginevra. E che dire
di quei quattro
individui che nei
giorni scorsi – come
si è letto sul
Giornale del Popolo
del 10 agosto –
distribuivano
tranquillamente sul
lungolago di Lugano
dei volantini “di
probabile matrice
turco-islamica”
contro la Bibbia e
la fede cristiana ?
Chi avesse osato
fare una cosa del
genere contro Allah
e il corano, qui da
noi sarebbe stato
denunciato per
razzismo e nei Paesi
islamici sarebbe
forse stato
linciato.
Evidentemente certi
integralisti si
sentono sempre più
forti e sempre più
protetti. E v’è da
temere che questo
sia solo l’inizio…
Giorgio Ghiringhelli,
Losone

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