Losone, 27 novembre 2006
Matrimoni combinati o
forzati :
espulsione dei genitori
dalla Svizzera
“Puniamo i genitori dei
bulli” : così titolava
domenica il settimanale
Il Caffè in merito alle
reazioni a margine del
drammatico caso di
violenze sessuali su una
tredicenne a Zurigo da
parte di una banda di
giovanissimi.
Nell’articolo si
riferiva che anche il
Consigliere di Stato
Luigi Pedrazzini sarebbe
favorevole , in casi del
genere, a sanzioni
pecuniarie contro i
genitori dei
baby-stupratori. Un po’
come è successo di
recente a Milano, dove
un tribunale civile ha
sequestrato i beni di
famiglia come garanzia
per l’eventuale
risarcimento della
vittima : una bambina di
11 anni violentata da
cinque minorenni. Forse,
usando questi metodi,
certi genitori
comincerebbero a
occuparsi un po’ più
seriamente
dell’educazione dei loro
figli e di cosa fanno
quando sono fuori casa.
Però ritengo che si
debba usare il pugno di
ferro anche contro quei
genitori che in questo
nostro Paese, e in nome
di usanze e tradizioni
che nulla hanno a che
fare con i nostri valori
e le nostre leggi,
ancora usano la
medioevale pratica dei
“matrimoni forzati” o
dei “matrimoni
combinati”. Il
riferimento è a Khudeja,
la povera ragazza giunta
in Ticino all’età di 3
anni e che già da
piccola era stata
promessa in sposa a un
suo primo cugino che è
giunto a Bellinzona dal
Pakistan espressamente
per sposarla quando lei
aveva già 20 anni .
Sappiamo tutti come è
andata a finire : già
dopo poco tempo dal
matrimonio lei voleva
divorziare e dopo pochi
mesi suo marito,
istigato dal di lui
padre, l’ha ammazzata a
colpi di mazzuolo in
testa per evitare il
disonore. Ora è in corso
il processo contro
questo uxoricida ,che ha
la sola attenuante di
essere nato e cresciuto
in un paese in cui il
delitto d’onore è una
consuetudine e in cui
già da piccoli si
subisce un lavaggio del
cervello. Ma sul banco
degli imputati
dovrebbero a mio parere
sedere pure i genitori
di questi due giovani,
che sono i veri
responsabili di quanto
successo. Onde fare in
modo che la morte di
Khudeja (e di tante
altre donne che in Paesi
a noi vicini hanno
subito la medesima
sorte) non sia stata
inutile, si deve fare in
modo che certe cose non
accadano più almeno in
Ticino e in Svizzera. A
tal scopo occorrerà
provvedere a eventuali
modifiche legislative
affinché le famiglie qui
residenti e provenienti
da Paesi in cui certe
usanze sono ancora in
voga vengano punite con
la perdita della
cittadinanza svizzera (
se l’avevano ottenuta)
e con l’espulsione dal
nostro Paese in casi di
matrimoni combinati o
forzati (ma si potrebbe
estendere il discorso
anche ad altre pratiche
barbare , come
l’escissione degli
organi genitali
femminili) ; bisognerà
anche accertarsi che
nessuna donna sia
obbligata dalla propria
famiglia a indossare il
velo islamico, e forse
l’unico modo per evitare
certe tentazione sarebbe
quello di vietare tout
court (come succede ad
esempio in Turchia nelle
scuole e negli uffici
pubblici) questa “moda”
integralista che poco ha
a che fare con la
religione ma che semmai
mira a sottomettere la
donna. Poi si dovrà fare
in modo (organizzando
dei corsi obbligatori?)
che tutte le famiglie “
a rischio” residenti da
noi o quelle che
arrivano in Ticino con
l’intento di risiedervi,
vengano bene informate
su cosa si può fare e
cosa non si può fare nel
nostro Paese, e su quali
potrebbero essere le
conseguenze per loro in
caso di inosservanza.
Queste famiglie devono
firmare una sorta di
contratto con il quale
si impegnano a
rispettare le nostre
leggi e le nostre usanze
e si impegnano altresì ,
ad esempio, a lasciare
ai loro figli la libertà
di sposarsi con chi
vogliono e di praticare
la religione che
vogliono. Pena
un’espulsione
disonorevole per
chi non firma o per chi
non rispetta il
contratto.
Giorgio Ghiringhelli
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