di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO



LE RIFLESSIONI DEL GHIRO SULL'ISLAM


Tempo fa la Comunità islamica del Ticino , rimasta orfana della sua guida spirituale dopo la scissione interna che ha dato origine alla  Lega dei musulmani in Ticino, aveva scelto il suo nuovo imam : un egiziano che non parla neppure una delle tre lingue nazionali e che  non conosce la realtà ticinese. Proprio per queste sue carenze di integrazione , nel settembre scorso l’Ufficio manodopera estera aveva respinto la domanda di permesso di dimora annuale. Ma negli scorsi giorni il Consiglio di Stato, statuendo su un ricorso,  ha ribaltato quella decisione. In attesa delle decisione finale, di competenza dell’autorità federale, alcuni deputati in Gran Consiglio hanno presentato un paio di interrogazioni per conoscere i motivi della decisione del Consiglio di Stato e per sapere quali garanzie vi siano che il pensiero religioso del nuovo imam sarà compatibile con i principi fondamentali della nostra società.  Condivido le preoccupazioni di questi deputati, perché la questione da essi sollevata è molto più seria e carica di conseguenze di quel che a prima vista potrebbe apparire. Al Consiglio di Stato, il quale forse ha pensato che un’autorità politica non deve intromettersi nella scelta di una guida spirituale da parte di una comunità religiosa, consiglierei di leggere il libro “Vincere la paura”, di Magdi Allam, un musulmano nato e cresciuto in Egitto e che dopo aver deciso di andarsene dal proprio Paese per sfuggire alla morsa del crescente fondamentalismo islamico è emigrato in Italia, divenendo vice direttore del Corriere della Sera. Nella sua veste di giornalista , Allam si sta sforzando da tempo di aprire gli occhi degli occidentali sul pericolo costituito dall’ideologia del multiculturalismo incentrata sul relativismo e sul “laissez faire” religioso e culturale (cioè proprio quel tranello in cui sembra essere caduto il nostro Governo)  e che potrebbe spalancare le porte all’avanzata di un “islam delle moschee” anziché di un islam laico, moderato e liberale. Per questi suoi avvertimenti egli è stato minacciato di morte e deve ora girare con la scorta armata.  Essendo egli un esperto in materia,, c’è sicuramente da fidarsi più di lui su queste questioni che non  del nostro Governo, il quale forse, preso da mille altri problemi, ha sottovalutato la portata della questione. Scrive Magdi Allam : “ se è vero che non tutte le moschee sono integraliste, estremiste o terroriste, è però vero che tutti gli integralisti, gli estremisti e i terroristi islamici sono diventati tali all’interno di una moschea. Ecco perché se si vuol sconfiggere il terrorismo bisogna sradicare i luoghi fisici e mentali dove si forma l’ideologia della morte”. Secondo Allam è necessaria una seria ed efficiente strategia dell’integrazione, con specifici corsi di formazione (da tenersi sia nei paesi di origine e sia in quelli di accoglienza degli immigrati) anche per gli imam, e ciò “alfine di assicurare la piena compatibilità della sfera culturale islamica con la civiltà occidentale”. Nel libro si sottolinea  la necessità che gli imam vengano eletti con una mandato a termine , parlino la lingua del paese in cui operano e conoscano la realtà dei musulmani di seconda o terza generazione : ciò per non finire come l’Olanda, dove la mancata osservanza di questi principi per mezzo secolo - in nome del “laissez faire” e dell’indifferenza - ha prodotto  la diffusione di un’ideologia ostile alla civiltà occidentale , e dove gli integralisti e gli estremisti islamici “che prendono ordini da confraternite, movimenti e gruppi arroccati nei paesi islamici, sono riusciti a monopolizzare la gran parte delle moschee”. I governi occidentali devono insomma evitare in tutti i modi che i valori fondanti della società  “vengano minacciati sia da forze che sono dichiaratamente ostili sia anche da forze che, pur essendo incompatibili, dichiarano tuttavia di voler rispettare le leggi e le regole del gioco”. Proprio la minaccia proveniente da questi ultimi, secondo Allam, è molto più seria “in quanto ci troviamo di fronte a un nemico più subdolo e strisciante” che strumentalizza la libertà e la democrazia in chiave puramente tattica “per conseguire l’obiettivo strategico di imporre un’ideologia integralista islamica all’insieme della comunità musulmana in Occidente”. Questa ideologia e questa strategia, ricorda l’autore di “Vincere la paura”, appartengono ai Fratelli Musulmani, un movimento integralista islamico ,fondato in Egitto nel 1928 , “che si propone di conquistare il potere tramite l’islamizzazione della società dal basso” che avviene “principalmente tramite il controllo delle moschee (…)”.

Orbene, il nuovo imam proviene proprio dall’Egitto, dove – a quanto si è letto - è stato nominato istruttore degli imam in una zona del Cairo che supervisiona oltre trenta moschee. E’ possibile che un imam che occupa una simile carica in un Paese nel quale, alle elezioni dello scorso anno, si è registrata una netta avanzata dei Fratelli Musulmani, non abbia alcun contatto con questo movimento integralista ? Il dubbio è lecito, e se gente esperta della materia come Magdi Allam rischia la vita per tentare di farci aprire gli occhi su certi pericoli che a noi  magari sfuggono, forse sarebbe meglio – nell’interesse di tutte le parti – riflettere bene prima di fare passi incauti dettati sicuramente da buone intenzioni ma di cui a lungo andare potremmo amaramente pentirci.

  

                                                                               Giorgio Ghiringhelli, Losone



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