Tempo
fa la Comunità islamica
del Ticino , rimasta
orfana della sua guida
spirituale dopo la
scissione interna che ha
dato origine alla
Lega dei musulmani in
Ticino, aveva scelto il
suo nuovo imam : un
egiziano che non parla
neppure una delle tre
lingue nazionali e che
non conosce la realtà
ticinese. Proprio per
queste sue carenze di
integrazione , nel
settembre scorso
l’Ufficio manodopera
estera aveva respinto la
domanda di permesso di
dimora annuale. Ma negli
scorsi giorni il
Consiglio di Stato,
statuendo su un ricorso,
ha ribaltato quella
decisione. In attesa
delle decisione finale,
di competenza
dell’autorità federale,
alcuni deputati in Gran
Consiglio hanno
presentato un paio di
interrogazioni per
conoscere i motivi della
decisione del Consiglio
di Stato e per sapere
quali garanzie vi siano
che il pensiero
religioso del nuovo imam
sarà compatibile con i
principi fondamentali
della nostra società.
Condivido le
preoccupazioni di questi
deputati, perché la
questione da essi
sollevata è molto più
seria e carica di
conseguenze di quel che
a prima vista potrebbe
apparire. Al Consiglio
di Stato, il quale forse
ha pensato che
un’autorità politica non
deve intromettersi nella
scelta di una guida
spirituale da parte di
una comunità religiosa,
consiglierei di leggere
il libro “Vincere la
paura”, di Magdi Allam,
un musulmano nato e
cresciuto in Egitto e
che dopo aver deciso di
andarsene dal proprio
Paese per sfuggire alla
morsa del crescente
fondamentalismo islamico
è emigrato in Italia,
divenendo vice direttore
del Corriere della Sera.
Nella sua veste di
giornalista , Allam si
sta sforzando da tempo
di aprire gli occhi
degli occidentali sul
pericolo costituito
dall’ideologia del
multiculturalismo
incentrata sul
relativismo e sul
“laissez faire”
religioso e culturale
(cioè proprio quel
tranello in cui sembra
essere caduto il nostro
Governo) e che
potrebbe spalancare le
porte all’avanzata di un
“islam delle moschee”
anziché di un islam
laico, moderato e
liberale. Per questi
suoi avvertimenti egli è
stato minacciato di
morte e deve ora girare
con la scorta armata.
Essendo egli un esperto
in materia,, c’è
sicuramente da fidarsi
più di lui su queste
questioni che non
del nostro Governo, il
quale forse, preso da
mille altri problemi, ha
sottovalutato la portata
della questione. Scrive
Magdi Allam : “ se è
vero che non tutte le
moschee sono
integraliste, estremiste
o terroriste, è però
vero che tutti gli
integralisti, gli
estremisti e i
terroristi islamici sono
diventati tali
all’interno di una
moschea. Ecco perché se
si vuol sconfiggere il
terrorismo bisogna
sradicare i luoghi
fisici e mentali dove si
forma l’ideologia della
morte”. Secondo
Allam è necessaria una
seria ed efficiente
strategia
dell’integrazione, con
specifici corsi di
formazione (da tenersi
sia nei paesi di origine
e sia in quelli di
accoglienza degli
immigrati) anche per gli
imam, e ciò “alfine
di assicurare la piena
compatibilità della
sfera culturale islamica
con la civiltà
occidentale”. Nel
libro si sottolinea
la necessità che gli
imam vengano eletti con
una mandato a termine ,
parlino la lingua del
paese in cui operano e
conoscano la realtà dei
musulmani di seconda o
terza generazione : ciò
per non finire come
l’Olanda, dove la
mancata osservanza di
questi principi per
mezzo secolo - in nome
del “laissez faire” e
dell’indifferenza - ha
prodotto la
diffusione di
un’ideologia ostile alla
civiltà occidentale , e
dove gli integralisti e
gli estremisti islamici
“che prendono ordini
da confraternite,
movimenti e gruppi
arroccati nei paesi
islamici, sono riusciti
a monopolizzare la gran
parte delle moschee”.
I governi occidentali
devono insomma evitare
in tutti i modi che i
valori fondanti della
società
“vengano minacciati sia
da forze che sono
dichiaratamente ostili
sia anche da forze che,
pur essendo
incompatibili,
dichiarano tuttavia di
voler rispettare le
leggi e le regole del
gioco”. Proprio la
minaccia proveniente da
questi ultimi, secondo
Allam, è molto più seria
“in quanto ci
troviamo di fronte a un
nemico più subdolo e
strisciante” che
strumentalizza la
libertà e la democrazia
in chiave puramente
tattica “per
conseguire l’obiettivo
strategico di imporre
un’ideologia
integralista islamica
all’insieme della
comunità musulmana in
Occidente”. Questa
ideologia e questa
strategia, ricorda
l’autore di “Vincere la
paura”, appartengono ai
Fratelli Musulmani, un
movimento integralista
islamico ,fondato in
Egitto nel 1928 ,
“che si propone di
conquistare il potere
tramite l’islamizzazione
della società dal basso”
che avviene
“principalmente tramite
il controllo delle
moschee (…)”.
Orbene, il nuovo imam
proviene proprio
dall’Egitto, dove – a
quanto si è letto - è
stato nominato
istruttore degli imam in
una zona del Cairo che
supervisiona oltre
trenta moschee. E’
possibile che un imam
che occupa una simile
carica in un Paese nel
quale, alle elezioni
dello scorso anno, si è
registrata una netta
avanzata dei Fratelli
Musulmani, non abbia
alcun contatto con
questo movimento
integralista ? Il dubbio
è lecito, e se gente
esperta della materia
come Magdi Allam rischia
la vita per tentare di
farci aprire gli occhi
su certi pericoli che a
noi magari
sfuggono, forse sarebbe
meglio – nell’interesse
di tutte le parti –
riflettere bene prima di
fare passi incauti
dettati sicuramente da
buone intenzioni ma di
cui a lungo andare
potremmo amaramente
pentirci.
Giorgio Ghiringhelli,
Losone
|