Prove di Stato islamico in
Ticino ? Chi non lo capisce è un
fesso…!
Egregi redattori,
ieri vi avevo trasmesso delle mie riflessioni sul nuovo imam egiziano
scelto dalla
Comunità islamica del
Ticino. In particolare mi ero
chiesto se era mai possibile che
il nuovo imam , che a quanto si
è letto sui giornali è
istruttore degli imam in una
zona del Cairo che supervisiona
oltre trenta moschee, non avesse
alcun legame con i Fratelli
Musulmani : il movimento
integralista islamico, fondato
in Egitto nel 1928, che secondo
Magdi Allam si propone di
conquistare il potere tramite
l’islamizzazione della società
“dal basso”, e ciò
principalmente tramite il
controllo delle moschee.
Ebbene, oggi torno sull’argomento con un interrogativo che, se fossi
deputato in Gran Consiglio,
sottoporrei direttamente al
Governo ; siccome però non sono
deputato mi limito a girare la
domanda al Governo tramite la
stampa, sperando che – o il
Governo o qualche organo di
informazione – voglia andare a
fondo in questa questione e
fornire delle risposte.
La domanda è :
Quale grado di parentela esiste fra Huda Himmat, la nuova portavoce della
Comunità islamica del Ticino,
e
Ali Ghaleb Himmat
nonché
Youssef Nada?
Spiegazioni:
Se fra Huda Himmat e Ali Ghaleb Himmat ci fosse un rapporto di parentela,
allora potrebbero crescere i
sospetti di una
“vicinanza” fra
Perché affermo che se fra Huda
Himmat e
Ali Ghaleb Himmat
(o
Youssef Nada) ci fosse un
rapporto di parentela, allora
potrebbero crescere i sospetti
di una “vicinanza” fra
Per saperlo basta leggere il capitolo 13 (“L’ombra di Osama”) del libro
“Il cassiere di Saddam” edito
nel 2003 da
“L’Inchiesta-Consumedia Sagl” e
scritto da Paolo Fusi. Nel
capitolo in questione, dedicato
alle connessioni fra i Fratelli
Musulmani e certi ambienti
finanziari e politici ticinesi,
il nome di
Ali Ghaleb Himmat ricorre
due volte, alle pagine 171 e
175.
In queste pagine Ali Ghaleb Himmat
viene presentato come il suocero
di
Youssef Nada, assieme al
quale ha lavorato a cavallo
degli anni
In un articolo di Ian Johnson uscito il 12 luglio del 2005 sul “The Wall
Street Journal” si riferiva che,
secondo un rapporto di
quell’epoca,
Said Ramadan era sospettato
di essere un membro dei Fratelli
Musulmani, e si leggeva che
Ghaleb Himmat (“uno dei più
fedeli luogotenenti di
Said Ramadan”) era un
siriano che viveva in una
sontuosa villa di Campione
d’Italia con vista sul lago di
Lugano. Per inciso anche
Youssef Nada, uomo d’affari
egiziano definito
“leader della Fratellanza
Islamica” nel libro di Paolo
Fusi, e figlio di quel
Ben Moustafa Nada
(“direttore di banca, commerciante in materie prime e membro influente
della Fratellanza Islamica”
che a partire dagli anni
Nel libro di Fusi si parla diffusamente anche di un altro socio d’affari
di
Youssef Nada, il kuweitiano
d’origine etiope
Ahmed Idris Nasreddin
(“la punta di diamante della
Fratellanza Islamica in
Turchia”), inserito dagli
americani in una “black list”
dei supposti finanziatori di
Osama Bin Laden e sbarcato a
Lugano nel 1968, dove ha fondato
diverse società destinate a
“finanziare una miriade di
gruppuscoli in paesi diversi”.
In quel periodo, mentre
Nada e Himmat a Monaco di
Baviera stavano fondando il
centro di cultura islamico di
risonanza europea,
Nasreddin –si legge ancora
nel libro “Il cassiere di
Saddam” – “si
stabilisce a Milano e si mette a
lavorare al finanziamento di una
moschea nel capoluogo lombardo
ed a Lugano”.
Sempre secondo l’autore
del libro,
Nasreddin sarebbe pure
azionista di riferimento di una
holding –
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Ecco, tutta questa interessante ricostruzione fatta dal giornalista Paolo
Fusi – che a quanto mi risulta
nessuno ha mai contestato –
dimostra l’esistenza di
collegamenti fra alcuni uomini
d’affari arabi e
Huda Himmat
ha già dichiarato alla stampa
(cfr. il GdP del 25.3.06 e Il
Caffè del 26.3.06 )
che i tre centri ticinesi
facenti capo alla Comunità
islamica (Lugano, Chiasso e
Giubiasco) non sono sufficienti,
e che l’apertura di nuovi luoghi
di culto
di educazione islamica
nel rispetto della legge
svizzera è una necessità. Siamo
agli inizi della creazione anche
da noi di quell’”Islam delle
moschee” (contrapposto all’Islam
laico, moderato e liberale)
paventato da Magdi Allam nel suo
libro “Vincere la paura” ?
Ecco come Paolo Fusi, sempre nel suo libro “Il cassiere di Saddam” (pag.
168) descrive la strategia dei
Fratelli Musulmani per la
“conquista” del mondo :
“Dapprima
c’è un insegnante nella moschea
che riunisce attorno a sé un
gruppetto di entusiasti, poi si
crea una scuola per militanti
della Fratellanza; poi nascono
imprese economiche e riviste da
loro controllate, ed alla fine
si parte, forti dei quadri
istruiti nel circolo già
consolidato, alla conquista di
nuovi centri, città, nazioni.
Giacchè il fine dell’educazione
del membro della Fratellanza è
proprio in quest’opera di
missionariato. Dapprima il
Fratello Musulmano deve educare
se stesso, il proprio corpo e la
propria anima; poi deve
costruirsi una propria famiglia
tutta improntata agli ideali
della Fratellanza; poi deve
esportare questo modello alla
società in cui vive ed imporlo
nella strada, nel quartiere,
nella città; poi deve
contribuire alla costruzione
dello stato islamico,
presupposto necessario per il
passo successivo : la
costruzione della Khilafa,
l’unione dei paesi arabi sotto
l’egida della religione
maomettana, che a sua volta è il
presupposto per il fine ultimo
della Fratellanza Islamica : la
conversione dell’intera umanità
e la dittatura della religione
di Allah su tutto il pianeta”.
E’ la strategia descritta nel
libro di Magdi Allam come
“subdola” e
“strisciante” perché strumentalizza la libertà e la democrazia in
chiave puramente tattica “per
conseguire l’obiettivo
strategico di imporre
un’ideologia integralista
islamica all’insieme della
comunità musulmana in
Occidente”. Ecco perché
Allam invita i governi
occidentali a evitare in tutti i
modi che i valori fondanti della
nostra società vengano
minacciati anche da quelle forze
che in apparenza non sono
dichiaratamente ostili e che,
pur essendo incompatibili,
dichiarano (proprio come ha
fatto
Huda
Himmat…) di voler rispettare
le leggi e le regole del gioco .
Insomma, anche qui da noi vi è
il pericolo che comunità
religiose che si fanno passare
per tranquille, pacifiche,
integrate, rispettose delle
leggi
e
dedite alla preghiera non
abbiano
nessuna
intenzione di integrarsi ma , in
modo subdolo e strisciante,
stiano invece lavorando
su tempi lunghi alla costruzione
di uno stato islamico – da noi
come in altre parti del mondo –
al quale prima o poi noi saremo
chiamati ad integrarci. Chi non
lo capisce è un fesso e fa il
loro gioco! Speriamo che il
nostro Governo, e assieme a lui
tutti coloro che finora hanno
fatto finta di non vedere
(stampa compresa) , lo capisca e
si distragga un attimo dal
fiscogate e da altre bagatelle
del genere per dedicare un po’
più di attenzione a questioni
che possono veramente costituire
un pericolo mortale per il
futuro del nostro Paese.
Giorgio Ghiringhelli,
Losone |