di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

Losone, 15 dicembre 2009 

Razzismo e lupi travestiti da agnelli 

Nell’edizione di martedì scorso di questo giornale il signor Francesco Mariotta, di Locarno, mi ha dato del razzista. Da alcuni anni vado scrivendo articoli molto critici sull’Islam, che ritengo essere un’ideologia politica incompatibile con la democrazia occidentale, e nel 2006 – in una serie di scritti che l’interessato potrà trovare sul sito www.ilguastafeste.ch – avevo pure denunciato con nomi e cognomi la presenza in Ticino della potente organizzazione fondamentalista dei Fratelli musulmani (fondata nel 1928 in Egitto dal nonno del ginevrino Tariq Ramadan) , infiltratasi nella Comunità islamica ticinese (da non confondere con la Lega dei musulmani del Ticino) non già nell’intento di aiutare i 6000 musulmani che vivono in Ticino a integrarsi nel nostro Paese bensì semmai proprio per islamizzarli , evidenziare la loro diversità ed evitare che diventino troppo occidentalizzati. Proprio per via di questi miei testi , che nessuno degli interessati ha mai contestato, immaginavo che fra le folte schiere dei nostrani buonisti e “politicamente corretti” abituati a pensare su questi temi più con la pancia che con la testa, sarei stato inserito nella categoria dei razzisti : così come in passato chi osava criticare il comunismo era automaticamente considerato un fascista da chi la pensava diversamente. Però è la prima volta che qualcuno mi dà pubblicamente del razzista. La cosa mi ha fatto un certo effetto.

Qual é la mia colpa ? Quella di aver scritto ( cfr. il CdT del 10.12.09) che nell’Islam la “dissimulazione” è un comportamento tattico usato dagli islamici, specialmente dagli sciiti, nei rapporti con i non musulmani. E allora ecco il nostro Francesco Mariotta indignarsi perché in tal modo io avrei in pratica dato del bugiardo a tutti i 400'000 musulmani residenti in Svizzera. Quindi avrei fatto una generalizzazione di tipo razzista . E’ vero, come lui ha sostenuto citando alcuni esempi nostrani , che anche fra i non musulmani c’è parecchia gente che parla con lingua biforcuta. Ma è anche vero che la religione cristiana non incita a dire bugie e anzi uno dei dieci Comandamenti impone di non dire falsità. Invece nel Corano vi è un versetto (Sura III-28) che , grazie alle elaborazioni interpretative apportate dai giuristi, pensatori e rappresentanti dei movimenti islamici ( e non dal sottoscritto) , autorizza a dissimulare la verità nell’interesse supremo dell’Islam quando si è in situazione di debolezza o inferiorità . Da qui la pratica correntemente usata dai musulmani – non da quelli laici e non praticanti che fortunatamente da noi sono ancora la maggioranza, ma specialmente dagli integralisti sciiti che applicano alla lettera tutto quanto dettato da Allah -  di usare la dissimulazione nei rapporti con i non musulmani per imbonirli. Se Mariotta non ha il Corano posso mostrargli il versetto in  questione. L’esistenza della pratica o dell’arte della dissimulazione (in arabo definita Taqiyya) non me la sono inventata io . La prima volta che ne avevo sentito parlare fu nel 2006 durante un corso di tre giorni sull’Islam svoltosi alla Facoltà di teologia di Lugano e diretto dal gesuita egiziano Samir Khalil Samir, professore di islamologia all’università di Beirut e autore di numerosi libri sull’Islam. Dunque se io sono razzista lo è anch’egli ? Sono forse razzista per aver scritto – citando un esempio concreto di dissimulazione – che nel corso di un recente dibattito televisivo alla TSI , a commento della votazione sui minareti , il responsabile della redazione araba di Swissinfo ( Kamel Dhif )  ha parlato con lingua biforcuta quando ha detto che tutti i Paesi musulmani hanno sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo quando invece essi, proprio per non sottoscrivere tale Dichiarazione che ad esempio avrebbe messo sullo stesso piano donna e uomo,  musulmano e non musulmano – ne hanno elaborata una propria in linea con la legge islamica ? E fra l’altro questo signore potrebbe spiegare come mai – fatto estremamente preoccupante e allo stesso tempo indicativo - un’ora dopo la registrazione della trasmissione ma un’ora prima della sua diffusione, il suo interlocutore ticinese aveva ricevuto dall’Egitto sul proprio computer un anonimo messaggio email in arabo (“ti voglio conoscere”) chiaramente intimidatorio ? Egregio signor Mariotta, lei mi inserisce nel gregge di quelle pecorelle che nella foga di scacciare la pecora nera non vedono il lupo (ossia il razzismo e il suo seguito) arrivare. Guardi che il lupo sta arrivando da un’altra parte, anzi è già fra noi, e lei – cascando per l’appunto nel tranello della dissimulazione - non se n’è ancora accorto perché esso gira travestito da agnello...Sveglia !  

                                               Giorgio Ghiringhelli, Losone

 
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