di Giorgio Ghiringhelli
 

IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO

                                                                                                  Losone, 3 febbraio 2013

 Io xenofobo ? No, solo islamofobo !

Su La Regione del 30 gennaio Sandor Marazza mi ha accusato di essere propagatore di idee xenofobo-populiste per i contenuti di una mia lettera pubblicata sul portale di informazione Ticinonline nella quale commentavo un’intervista rilasciata dal presidente della Lega dei Musulmani del Ticino, Slaheddine Gasmi.  Forse nel tentativo di creare una cortina fumogena per distogliere l’attenzione dalle questioni ben più di fondo contenute della mia lettera, Marazza ha tenuto a fare una serie di puntualizzazioni su aspetti marginali.

Ad esempio non serve al dibattito sul velo islamico negare che in Iran il chador sia obbligatorio (come avevo scritto io) , per poi precisare  che il copricapo minimo obbligatorio è lo hejab : la questione di fondo è che  non è ammissibile che uno Stato obblighi milioni di donne a coprirsi la testa con un velo, qualunque sia il suo nome o la sua forma, pena la prigione o la fustigazione.

Pure ininfluente, nel contesto della mia lettera, è di sapere se una “fatwa” è un decreto che indica ai credenti musulmani ciò che è autorizzato o meno (come avevo scritto io) o se è solo un  parere non vincolante formulato da un esperto di legge  che può essere contraddetto da un altro giurisperito . Nel caso in questione mi riferivo esplicitamente alle fatwa emesse non già da un singolo esperto qualsiasi  ma dalla massima autorità europea in materia e cioè dal  Consiglio europeo per la ricerca e la fatwa (presieduto dal leader spirituale e giuridico dei Fratelli Musulmani in Europa, Youssef Qaradawi), e i cui pareri sono in pratica degli atti aventi forza di legge (come i decreti)  per i giudici dei tribunali islamici (come quelli operanti in Gran Bretagna) chiamati a decidere in base alla sharia. In particolare avevo citato la fatwa no. 6 secondo cui il velo islamico è un obbligo religioso che fra l’altro consente di distinguere la donna musulmana dalla non musulmana (bella integrazione...!) e consente di non suscitare tentazioni fra gli uomini (poi v’è chi nega che quel pezzo di stoffa sia un simbolo di sottomissione della donna all’uomo...!).

Per quanto riguarda le contestazioni di Marazza riguardo all’origine del termine islamofobia, ribadisco che a quanto mi risulta esso fu utilizzato una delle prime volte  dal regime dell’ayatollah Khomenei contro Salman Rushdie , autore del libro eretico “versetti satanici”,  e dunque la tesi che prima di “sbarcare” in Occidente esso venne utilizzato  per definire i dissidenti del regime è più che credibile. Questo termine , che significa “paura dell’Islam”, venne poi utilizzato sempre più intensivamente in Occidente dai Fratelli musulmani e dai loro ingenui sostenitori non già nel suo significato letterale ma per dare una connotazione di intolleranza, di odio e di razzismo a ogni forma  di critica e di opposizione all’islamizzazione. Invece di disquisire sull’esattezza o meno di questa ricostruzione dell’utilizzo del termine, Marazza avrebbe fatto meglio  a confutare il passaggio della mia lettera (che non a caso avevo intitolato “Meglio essere islamofobi che islamofili”)  nel quale sostenevo che “la fobia verso l’Islam è una paura più che legittima verso un’ideologia politica di tipo fascista, totalitaria e razzista che usa una religione per mirare al potere seminando odio, terrore, guerre”.  

Infine Marazza ha definito “non vera” la mia affermazione secondo cui il Corano è un inno alla violenza, e poi si è contraddetto aggiungendo “in ogni caso non più della Bibbia”. Qui ci vorrebbe troppo spazio per spiegare la differenza, nella teoria e nella  pratica, della violenza contenuta nei due libri sacri (ma non nel Nuovo Vangelo) , e che tutti i giorni è sotto i nostri occhi.  Ma penso che i lettori non indottrinati dall’Islam ci arriveranno da soli.

A chi mi ha tacciato di essere xenofobo vorrei infine chiedere come definirebbe lui il copresidente di un’associazione gay (Pink Cross) che nega la violenza di quell’Islam integralista che in molti Paesi punisce gli omosessuali con il carcere, o con pene pecuniarie o corporali e che in altri li condanna a morte (ben 4'000 casi solo in Iran negli ultimi 30 anni) ? Un ingenuo ? Un masochista ? Un ignorante ? Un collaborazionista ?

 

                                                                      Giorgio Ghiringhelli, Losone