di Giorgio Ghiringhelli


IL MOVIMENTO POLITICO CHE NON MOLLA MAI L'OSSO
Losone, 22.8.2006


Replica di Ghiringhelli ai Verdi sulla rottura del possibile accordo elettorale fra Guastafeste e Verdi per le elezioni cantonali del 2007

Ho l’impressione che qualcuno stia cercando di far passare l’idea che la rottura della possibile alleanza elettorale fra Verdi e Guastafeste per le prossime elezioni cantonali sia dovuta a qualche mio astio personale contro Hassan el Araby, l’ex-portavoce della Comunità islamica ticinese che i Verdi intenderebbero candidare per il Gran Consiglio. Le cose non sono andate così. Sono stati i Verdi, nella persona del loro coordinatore Alessandro Boggian, a comunicarmi che certe mie prese di posizione sull’islamizzazione dell’Europa avrebbero reso assai più difficile una possibile alleanza elettorale , e ciò anche per il fatto che era loro intenzione mettere in lista el Araby. Al che io mi sono limitato a rispondere che per non creare problemi  al loro interno ritiravo la mia proposta di fare una lista unica : proposta che a quel momento era comunque già compromessa per volontà dei Verdi e non mia.  Come ho avuto modo di ribadire lunedì sera alla RSI, non ho nulla di personale contro Hassan el Araby, e se l’ho tirato in ballo nell’intervista apparsa lunedì sul Giornale del Popolo è stato solo per esprimere un certo stupore sul fatto che i Verdi rinunciassero a un’alleanza con un movimento che si era già distinto in diverse battaglie ecologiste e che avrebbe potuto portare parecchie centinaia di voti alla lista unica, e ciò per non dispiacere a un signore o agli esponenti di una religione che non mi risultava si fossero mai contraddistinti per battaglie ecologiste sul nostro territorio. La mia non era dunque una critica al sig. el Araby, che è libero di candidarsi con chi  vuole, ma semmai alle strane scelte dei Verdi. Comprensibilmente questi hanno replicato  con un comunicato nel quale  respingevano seccamente “interferenze e lezioni da chi non è direttamente coinvolto nelle vicende del nostro partito”. Beh, io un po’ coinvolto lo sono visto che a Losone, alle ultime elezioni comunali, avevo creato una lista unica fra il Guastafeste ed i Verdi che  – grazie  alla mia scelta di optare per il Consiglio comunale pur essendo stato eletto anche in Municipio - aveva portato al mio posto un  “verde” nel Municipio di un Comune importante (cosa mai successa in 20 anni di presenza di questo partito in Ticino) . Però è vero che i Verdi sono liberi di scegliere le loro strategie senza render conto a nessuno : saranno semmai i loro elettori a giudicare. Ad ogni modo  anch’io sono  libero di chiarire la mia posizione  personale in merito alla presenza di el Araby fra i candidati al Parlamento cantonale. Boggian mi ha scritto che el Araby è una persona corretta, giusta e buona. Non lo metto in dubbio. Ma il problema è un altro. Come detto, le mie perplessità non riguardano la sua persona bensì semmai certe sue prese di posizione. Nel loro comunicato  i Verdi hanno sottolineato l’operato di el Araby a favore fra l’altro dell’integrazione degli stranieri in Ticino.  Su questo aspetto  avrei qualche dubbio derivante da alcuni interventi  di Hassam el Araby pubblicati sul Giornale del Popolo quando egli era ancora  portavoce della Comunità islamica ticinese (che fra i suoi influenti membri e fondatori conta delle persone dichiaratamente vicine al potente e discusso movimento dei Fratelli Musulmani, fra cui il padre dell’attuale portavoce). E non ho certo  bisogno di conoscere personalmente l’autore di quegli scritti per esprimere le mie perplessità su di lui e per avanzare qualche dubbio sulla sua idoneità a occuparsi dell’integrazione degli stranieri. Ad esempio, quando lo scorso anno i dirigenti del Festival del film decisero di non proiettare il film “Submission”, che era stato la causa del barbaro assassinio del suo regista olandese Theo van Gogh per mano di una integralista islamico (il film denunciava lo stato di sottomissione della donna nell’Islam) ,  tale decisione venne criticata da varie esponenti della Comunità islamica in Italia in nome della libertà di espressione . “Non proiettarlo – disse ad esempio la presidente della Confederazione delle associazioni della comunità marocchina , Souad Sbai – sarebbe come uccidere van Gogh due volte”. Il barbuto portavoce della Comunità islamica ticinese, invece, intervenendo sul  GdP del 16 aprile 2005 , non solo scrisse che la direzione del Festival avrebbe fatto bene a dire “NO” fin da subito ,“ in nome del buon senso e dell’etica della convivenza”, alla richiesta di proiettare il film, e non solo  respinse sdegnosamente la denuncia contenuta nel film sulla sottomissione della donna nella famiglia islamica, ma non espresse alcuna parola di indignazione per la sorte toccata al regista olandese. Sempre qualificandosi come portavoce della Comunità musulmana ticinese,  Hassan el Araby intervenne poi ancora sul GdP  in data 4 febbraio 2006, non solo per criticare il contenuto secondo lui  “menzognero e blasfemo” delle famose vignette satiriche danesi e per far notare che nell’Islam vi è “il divieto categorico di raffigurare in alcun modo i Profeti, men che meno Maometto”, ma anche per rimproverare ai nostri telegiornali – i quali nel riferire la notizia avevano pure mostrato alcune di queste vignette -  di aver fatto questa scelta con la scusa del dovere di cronaca ma in realtà nell’intento di “far vedere ancora queste immagini offensive” che “toccavano il sentimento di 6'000 musulmani in Ticino”. Come detto, el Araby è sicuramente una persona corretta, buona e giusta, e se i Verdi stravedono per lui avranno bene i loro 6'000 motivi. Ma quando mi dicono che lui opera a favore dell’integrazione degli stranieri in Ticino… non so perché ma sento qualche brivido lungo la schiena.

Giorgio Ghiringhelli, Losone
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