Losone, 13 ottobre
2010
Vietare il burqa prima che si
diffonda
Probabilmente nella
sessione di novembre
il Gran Consiglio
sarà chiamato a
decidere sulla mia
petizione antiburqa
, firmata da quasi
3'000 persone, che
chiede di introdurre
il divieto di
circolare negli
spazi pubblici e
privati aperti al
pubblico con
indumenti che
nascondano
totalmente o
parzialmente il
viso.
A tal
proposito qualcuno
ha già avuto modo di
dire che è inutile
legiferare su un
problema che in
Ticino non c’è . Non
c’è ? Una signora
che conosco mi ha
riferito che
domenica 26
settembre, al
mercatino di Melide,
vi era una coppia
giovane con una
bambina di circa 4
anni e la mamma
tutta coperta di
nero da capo a piedi
: si vedevano solo
gli occhi (niqab) e
le scarpe da
ginnastica. E quella
signora ha aggiunto
: “si comincia con
una e poi....”
E’
proprio così. Anche
in Francia, ad
esempio, dove si
calcola che le donne
che circolano in
burqa
sono almeno
2'000, si era
cominciato con una.
Ora il Parlamento
francese, su
proposta di un
deputato comunista,
ha detto “basta!” e
ha introdotto il
divieto. In altri
Paesi europei, fra
cui l’Italia , il
Belgio e l’Olanda,
si sta andando nella
medesima direzione.
Perché mai in Ticino si dovrebbe
attendere che i buoi
siano usciti dalla
stalla prima di
intervenire ?
A
Drancy, cittadina
francese a nord di
Parigi, vi è un imam
moderato e moderno ,
Hassen Chalgoumi,
presidente della
Confederazione degli
imam di Francia, che
deve girare sotto
scorta di polizia
per essersi espresso
a favore della legge
antiburqa, indumento
da lui ritenuto “un
pezzo di stoffa
indegno dell’Islam”.
Nell’edizione del 9
ottobre scorso il
quotidiano “La
Regione” ha dedicato
un’intera pagina a
questo coraggioso
imam, il quale ha
detto fra l’altro
che le donne che
indossano il burqa e
altri indumenti che
nascondono il viso
“sono facili prede
di sette”,
e ha aggiunto
“nessun testo
coranico prescrive
il burqa ;
ma é anche
una questione di
sicurezza : in una
scuola di 400
bambini, come faccio
ad affidare un
ragazzino a una
madre col velo
integrale che viene
a prenderlo ?
Potrebbe essere
chiunque”.
E a chi gli
ha fatto presente
che in Francia
dopotutto vi sono
“solo” 2'000 donne
con il burqa, ha
risposto “questa
battaglia vale la
pena anche per una
donna sola”.
Da
noi v’è invece chi ,
cadendo nel tranello
della tolleranza e
della libertà
individuale a tutti
i costi , si oppone
a un divieto
generalizzato
o
si illude
che sia possibile
contrastare l’uso
del burqa con
semplici azioni di
convincimento .
Altri cercano di
schivare l’oliva
sostenendo che a
livello federale c’è
già una legge per la
salvaguardia della
sicurezza interna
che regola la materia. Ah sì ? E allora che ci faceva la donna
di cui si vedevano
solo gli occhi al
mercatino di Melide
? E perché è stata
lasciata circolare
impunemente ? La
verità é che in
nessuno dei 32
articoli della legge
in questione è
contenuto un
qualsiasi divieto di
circolare con il
volto totalmente o
parzialmente coperto
. Quindi se una
persona in burqa
volesse ad esempio
seguire i lavori del
Gran Consiglio dalle
tribune riservate al
pubblico , sarebbe
un po’ problematico
vietarglielo per
motivi di sicurezza
in mancanza di una
disposizione
specifica.
L’art. 4 della
suddetta legge
federale sancisce
per contro che
“della sicurezza
interna del proprio
territorio è
responsabile in
primo luogo ogni
singolo Cantone”. E
allora avanti con
una bella legge
specifica in Ticino,
sul modello di
quella appena
approvata in
Francia, che non
lasci spazi a dubbi
e che risolva il
problema alla radice
evitando una
altrimenti scontata
diffusione del burqa
o del niqab anche
dalle nostre parti.
Nell’interesse
stesso dei musulmani
moderati o non
praticanti, che da
noi per ora sono
fortunatamente
la gran
maggioranza, occorre
far capire agli
integralisti
islamici
intenzionati a
trasferirsi in
Ticino,
e a usare le
donne velate come
una divisa visibile
a tutti a puro scopo
di propaganda e di
proselitismo,
che non sono
persone gradite e
che questo è un
Paese inospitale per
loro.
Giorgio Ghiringhelli
, Losone
(promotore
della petizione al
Gran Consiglio
contro il burqa)
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